Il contingente militare messo in campo nel novembre dello scorso anno dalla Comunità dell’Africa dell’est per stabilizzare il nordest della Repubblica democratica del Congo non sta realizzando l’obiettivo della sua missione. Anzi, sta familiarizzando con i gruppi ribelli che dovrebbe combattere.
Lo ha dichiarato ieri il presidente Félix Tshisekedi ai margini di un summit della Comunità di sviluppo dell’Africa australe (Sadc) che si è svolto in Namibia. Una presa di posizione pesante che può mettere in discussione il rinnovo del mandato della missione che scade a giugno e che vede la partecipazione di soldati kenyani, burundesi, ugandesi e sudsudanesi.
«Se riterremo che il mandato non sia stato adempiuto, li ringrazieremo per averci provato e li rimanderemo indietro», ha specificato il presidente congolese che nel frattempo ha intascato la decisione della Sadc di inviare forze militari in Rd Congo.
Il fatto è che la stabilità del nordest è il rovello politico di Tshisekedi. Consapevole che se arrivasse alle elezioni generali del 20 dicembre senza aver trovato una soluzione o almeno un’ipotesi di soluzione per riprendere il controllo delle province di Ituri, Nord Kivu e Sud Kivu – dove dettano legge decine di gruppi armati talora spalleggiati da nazioni confinanti – la sua rincorsa al secondo mandato presidenziale si complicherebbe non poco.
È questa la ragione del suo attivismo nel contesto internazionale, alla ricerca di un sostegno che possa essere speso sul fronte politico interno e diventare consenso. (rz)