Il ministro delle miniere del Niger, Ousseini Hadizatou, ha annunciato che la prossima settimana la società spagnola Rio Narcea Recursos inizierà un’attività di prospezione per individuare giacimenti di litio.
Per il Niger, produttore di uranio da cinquant’anni, significa inaugurare un nuova attività mineraria. Il litio è utilizzato per la fabbricazione delle batterie dei cellulari e delle auto elettriche, ma anche in aeronautica. E la società spagnola si è impegnata a investire 6 milioni di dollari e di creare 75 posti di lavoro.
A parte l’esiguità dei posti di lavoro a fronte dell’investimento, c’è un elemento che non torna. Le attività minerarie si terranno nella regione di Tillabéri, un’area dell’ovest denominata “delle tre frontiere” in quanto vi si incontrano i confini di tre paesi: Niger, Burkina Faso e Mali. Una zona che dal 2017 è teatro di azioni di movimenti jihadisti legati ad al-Qaida e al gruppo Stato islamico (Is).
Ci si chiede perché venga fatto un investimento in una regione così a rischio. Forse è un messaggio che viene lanciato a Mali e Burkina Faso, paesi che per combattere il terrorismo hanno abbandonato la sponda francese e scelto l’appoggio dei mercenari della compagnia militare privata russa Wagner.
A garanzia della sicurezza dell’impresa spagnola nella regione delle tre frontiere sono impiegati 2mila soldati nigerini spalleggiati da militari francesi; inoltre il governo di Niamey è intenzionato a creare da quelle parti una base militare a presidio dei confini.
Il messaggio suona piuttosto chiaro: il Niger, sotto l’ombrello di Parigi, sta riuscendo a stabilizzare il territorio di confine ed è in grado di aprire attività economiche. (RZ)