La violenza sulle donne è un fenomeno di portata mondiale. Dagli anni Settanta, con l’avvento del movimento femminista, è definito “violenza di genere”: un problema sistemico che si manifesta in varie forme, a seconda delle circostanze socio-culturali del contesto.

Il pensiero può andare alle migliaia di donne d’ogni età che quotidianamente subiscono efferate violenze fisiche e psicologiche causate dal susseguirsi di conflitti sanguinosi, ma anche a quanto succede con crescente frequenza in Italia e in altri paesi occidentali. Ad un ritmo quasi quotidiano constatiamo fatti di cronaca su violenze in ambito famigliare o nella società, di cui sono vittime soprattutto le donne.

L’opinione pubblica pare assuefatta al termine “femminicidio” in seguito ai ripetuti episodi di uccisione di donne di ogni età riportati appunto dai media. Nell’opera Violenza sulle donne l’autore, assistente sociale e pedagogista, non si limita a descrivere il fenomeno nei suoi diversi risvolti e nelle cause che lo generano, «Intendo esplorare la possibilità e la fattibilità di modificare gli atteggiamenti e i comportamenti degli uomini nei confronti delle donne, con interventi specifici, educativi e culturali, attualmente poco utilizzati».

Secondo l’autore, in definitiva, il fenomeno della violenza di genere va affrontato utilizzando gli apporti più avanzati delle scienze, della biologia, della psicologia, della sociologia, dell’etica e del diritto.