Si aggrava per cittadini e aziende del Sudafrica, l’incubo della crisi energetica. Ieri l’azienda elettrica statale Eskom ha annunciato che quello alle porte – a partire da giugno – sarà un “inverno molto difficile” perché prevede un aumento delle interruzioni di elettricità a un livello senza precedenti.
Da molti mesi l’economia più industrializzata del continente ha a che fare con blackout programmati – o riduzione del carico – di oltre 10 ore al giorno. Le cause sono molteplici ma hanno tutte a che fare con oltre un decennio di corruzione e cattiva gestione dell’azienda, indebitata per quasi 24 miliardi di dollari, che gestisce la vecchia flotta di centrali a carbone e l’altrettanto obsoleta centrale nucleare.
Strutture che necessitano di costosi interventi di manutenzione e ammodernamento, per cui lo scorso novembre l’azienda ha fatto sapere che le interruzioni di elettricità saranno destinate a proseguire per un periodo che va da sei mesi a un anno.
Lo scorso aprile, pochi mesi dopo l’annuncio, il governo aveva revocato lo stato di calamità nazionale dichiarato a febbraio per far fronte alla crisi e creato un nuovo ministero per l’elettricità, guidato da un ingegnere civile, Kgosientsho Ramokgopa.
I blackout, iniziati già più di un anno fa, nel 2022 hanno ridotto il prodotto interno lordo di circa il 5%. Stime del governo dicono che la produzione subisce perdite per 50 milioni di dollari ogni giorno.
Ieri Segomoco Scheppers, responsabile della trasmissione energetica di Eskom, ha spiegato che le interruzioni di corrente sono necessarie per evitare un collasso della rete nazionale.
Attualmente l’azienda è in quella che definisce “Fase 6”, che richiede l’eliminazione di 6mila megawatt dalla rete. Quest’inverno, ha detto Scheppers, potrebbe passare alla “Fase 8”, che richiederebbe tagli fino a 8mila megawatt, pari a 16 ore di interruzioni in un ciclo di 32 ore.
Monopolio a ogni costo
Il paradosso è che, nel frattempo, con una sentenza emessa il 20 aprile, l’alta corte di Johannesburg, a cui era ricorsa Eskom, ha imposto all’azienda privata che gestisce l’impianto a pannelli solari della municipalità di Mafube, nel Free State, una forte riduzione del carico di energia prodotta dal suo impianto, installato lo scorso febbraio per mitigare l’impatto dei blackout nazionali.
«Il tribunale, o meglio Eskom, ci ha rifiutato di continuare. Significa riduzione del carico, e con la riduzione del carico, significa che molte aziende dovranno chiudere, perché fare affidamento su diesel (con i generatori, ndr) è costoso. E ciò significa la perdita di posti di lavoro per la comunità», lamenta Gugu Mokoena, direttrice generale del distributore privato di elettricità Rural Maintenance.
E questa è solo l’ultima di una serie di azioni messe in campo per sottrarre all’azienda, che da oltre un decennio forniva anche elettricità ai residenti nella città di Frankfort – tra l’altro a prezzi inferiori -, il controllo della distribuzione.
Lo sforzo di Eskom per mantenere il monopolio ad ogni costo, e a spese dell’intero paese, appare chiaro.
L’azienda statale ha anche contestato in tribunale un piano simile a quello di Mafube, a Linbro Park, a Johannesburg, dove un’altra azienda privata, la Greenstone Energy, vuole fornire energia a gas ai residenti.
Manovre che non sono sfuggite al principale partito di opposizione, Alleanza democratica (DA), che commentando la bizzarra sentenza del mese scorso ha accusato Eskom di agire “come un prepotente bullo del villaggio”, preferendo proteggere il proprio monopolio piuttosto che abbracciare capacità di generazione aggiuntiva.
Intanto il governo è alla disperata ricerca di fonti alternative, ma invece di puntare su eolico e solare, continua a perseguire la strada del fossile.
Nei giorni scorsi un funzionario governativo ha dichiarato a Reuters che il Sudafrica metterà all’asta almeno 10 nuovi blocchi onshore per l’esplorazione di gas di scisto nella regione del Karoo, una vasta area che copre più della metà della superficie del Sudafrica, sensibile dal punto di vista ambientale.
L’estrazione nel bacino del Karoo, è un progetto che era stato accantonato circa un decennio fa, a causa della resistenza di ambientalisti e agricoltori, e carenze legislative che ora stanno per essere appositamente colmate.