Rispondendo all’invito del presidente Xi Jinping, il capo dello stato della Repubblica democratica del Congo Félix Tshisekedi è oggi in Cina per una visita di stato che si protrarrà fino al 29 maggio.
Un’agenda fitta di incontri che spazieranno dalla politica alla tecnologia, dalla difesa all’economia.
E uno degli snodi di questa visita è la rinegoziazione di un controverso accordo, sottoscritto nel 2008 dall’allora presidente Joseph Kabila, tra un consorzio di imprese cinesi e lo stato congolese.
L’accordo, che ammonta a 6 miliardi di dollari, prevede l’acquisto di cobalto e rame congolesi in cambio della costruzione di infrastrutture.
Quell’accordo è stato esaminato anche dall’Iniziativa per la trasparenza delle industrie estrattive, un organismo globale anti-corruzione: in un rapporto pubblicato lo scorso ottobre definisce l’accordo «inconcepibile».
A febbraio, il revisore dei conti statale dell’Rd Congo ha stimato che gli investitori cinesi avrebbero guadagnato «76 miliardi di dollari» grazie al valore della concessione mineraria, a fronte di «3 miliardi di dollari in infrastrutture per la Rd Congo». Inoltre, i partner cinesi avrebbero erogato solo 822 milioni di dollari di finanziamenti in 14 anni, mentre l’attività estrattiva era in corso.
Se Tshisekedi e la delegazione governativa che lo accompagna – i ministri delle infrastrutture e lavori pubblici, delle finanze e delle miniere – riusciranno a portare a casa una intesa più equa, i progetti infrastrutturali ne trarranno qualche beneficio e il presidente potrà appuntarsi sul petto una medaglia da mostrare nel corso della campagna elettorale, già iniziata, che condurrà il paese alle elezioni generali del 20 dicembre.