Quando nel 2019 Andry Rajoelina ha assunto per la seconda volta il ruolo di presidente del Madagascar, tra le promesse che ha rivolto al paese c’è stata anche quella di accelerare i tempi per la messa in funzione della grande centrale idroelettrica Sahofika.
Il bando di gara per la costruzione dell’infrastruttura è stato vinto dieci anni fa dal consorzio NEHO (Nouvelle énergie hydroélectrique de l’Onive). Azionista di maggioranza del consorzio è la francese Eiffage. Ne fanno parte anche un’altra compagnia francese, Eranove, e Themis Clean Energy, realtà satellite della holding Neo Themis con sede a Casablanca.
La centrale Sahofika si trova lungo il fiume Onive, nella regione di Alaotra Mangoro, circa 100 chilometri a sud rispetto alla capitale Antananarivo. La sua capacità iniziale è di 205 Mw, con possibilità di sviluppo fino a 300 Mw. Una volta in funzione, dal 2024, produrrà circa 1.600 Gwh all’anno di energia rinnovabile, fornendo elettricità a 8,6 milioni di persone.
Il progetto per la sua realizzazione prevede inoltre una nuova linea di trasmissione di energia elettrica da 220 Kw della lunghezza di circa 75 chilometri e il rifacimento di circa 110 chilometri di strade di accesso alla centrale.
Costi in aumento
L’opera sta costando molto. Finora il governo del Madagascar ha investito circa 30 milioni di euro. Altri contributi sono arrivati dalla Fondo africano di sviluppo della Banca africana di sviluppo (prestito di 4 milioni di euro), dalla Banca araba per lo sviluppo economico in Africa e dall’Unione Europea.
Alla fine del 2022, a fronte del continuo aumento delle spese, arrivate a circa 900 milioni, Rajoelina ha chiesto a Eiffage un passo indietro dal progetto. Il piano del presidente e del suo braccio destro Gérard Perceau, coinvolto in prima persona nella realizzazione della centrale, è indire un nuovo bando di gara per la chiusura dei lavori.
Eiffage non ha potuto che accettare l’ultimatum, a patto di ottenere un rimborso per le centinaia di migliaia di dollari spesi per la conduzione degli studi di fattibilità dell’opera.
Al momento la situazione è in una fase di stallo. Il governo malgascio non ha ancora pagato la buonuscita di Eiffage e, pertanto, non può avviare le pratiche per un nuovo bando di gara.
Gli altri cantieri bloccati
Sahofika non è l’unico grande progetto energetico fermo al palo in Madagascar. La diga di Volobe (121 Mw di capacità), situata sulla costa orientale lungo il fiume Ivondro, nel distretto di Toamasina, è bloccata da cinque anni ed è già costata 500 milioni di euro.
Rimane sospeso anche un progetto di interconnessione elettrica, finanziato dalla Banca africana di sviluppo, dalla Banca europea per gli investimenti e dalla Korea Eximbank.
Mentre sono stati annullati i bandi di gara per i progetti Lead e Pagose, finanziati dalla Banca mondiale, per l’ammodernamento della rete della compagnia nazionale dei servizi elettrici e idrici Jirama.
In vista delle prossime elezioni presidenziali e legislative in programma a novembre, anche lo sblocco di questi cantieri sarà uno dei dossier caldi su cui si focalizzerà la campagna elettorale.