Il presidente del Burundi Evariste Ndayishimiye, eletto nel 2020, la definisce una misura per combattere la corruzione. I cittadini del Burundi la ritengono una mossa allarmante e sconclusionata.

Rimane il fatto che dal 7 giugno, e fino al 17, la Banca centrale ritira le banconote da 10.000 franchi burundesi (circa 3,3 euro) e da 5.000 franchi (circa 1,6 euro) e le sostituisce con nuove banconote.

Che cosa ha innescato questa scelta? La decisione del presidente di impedire che alti funzionari pubblici possano riciclare i miliardi di franchi burundesi (fbu) che avrebbero sottratto alle casse dello stato e che terrebbero stipati nelle loro abitazioni.

Evariste Ndayishimiye non ha menzionato inchieste della magistratura o fatto i nomi di questi funzionari corrotti. Ma i burundesi hanno preso d’assalto gli sportelli delle banche nel tentativo di liberarsi delle vecchie banconote e di ottenerne di nuove.

E anche questa operazione risulta complicata. Intanto perché non si possono ritirare più dell’equivalente di 100 dollari al giorno per un valore massimo che non può superare il 3.600 dollari (100mila dollari per le imprese). E poi perché i nuovi biglietti sono messi sul mercato con il contagocce.

«Il risultato – sostiene Faustin Ndikumana, presidente di Parcem, una organizzazione che si batte per il buon governo – è che vai allo sportello bancario e ti dicono di ripassare il giorno dopo e va avanti così dal 7 giugno. Si sta insinuando del panico tra i burundesi. Di questo passo si affossa ancora di più l’economia nazionale».

Secondo gli ultimi dati del Fondo monetario internazionale, il piccolo paese della regione dei Grandi Laghi risulta essere il più povero del mondo: 300 dollari di Pil pro capite.