Probabilmente John Hume si aspettava qualcosa di più dall’asta che ha lanciato lo scorso 26 aprile per mettere in vendita il suo ranch in cui sono custoditi circa 2mila rinoceronti, il 10% della popolazione globale di questo animale. Una popolazione che è stata ridotta del 97,6% dal 1960.
E invece, nonostante il versamento della quota di partecipazione di 4.500 dollari da parte di diverse persone, dopo settimane, di offerte vere e proprie non ne sono arrivate.
Per aggiudicarsi la fattoria – 8.500 ettari, 150 chilometri a sud est rispetto a Johannesburg – la base d’asta è di 10 milioni di dollari.
Nel ranch oltre ai rinoceronti vivono anche 213 bufali, 5 ippopotami, 7 zebre e 11 giraffe. Chi se lo aggiudicherà, potrebbe portarsi a casa anche dieci tonnellate di corno di rinoceronte.
Il ranch di John Hume
Ottantuno anni, John Hume in passato ha fatto fortuna costruendo resort di lusso. Poi, trent’anni fa, ha deciso di cambiare vita dedicandola interamente alla difesa dei rinoceronti.
Da allora ha speso 150 milioni di dollari per la loro conservazione, diventandone nel tempo il più grande proprietario.
In questi anni attorno al suo ranch sono stati costruiti chilometri di recinzioni, installate decine tra telecamere e sensori e garantito uno stipendio a un centinaio di persone tra veterinari, guardie di sicurezza e ranger armati, assunti per tenere a debita distanza i bracconieri. È stato anche acquistato un elicottero per pattugliare dall’alto la tenuta.
La creatura di Hume, chiamata “Platinum Rhino Project”, ha non solo salvato dall’estinzione centinaia di rinoceronti bianchi ma ne ha accresciuto la popolazione permettendogli di riprodursi in cattività in sicurezza.
Negli scorsi anni la famiglia Hume si era impegnata per ottenere la revoca del divieto globale imposto sulla vendita dei corni di rinoceronte, in modo da poterli vendere e sostenere così finanziariamente il progetto.
Il corno è considerato più prezioso rispetto all’avorio delle zanne degli elefanti. Il suo prezzo al chilo è di circa 60mila dollari, vicino a quello dell’oro.
Viene molto usato in Asia nella medicina tradizionale. La sua vendita è però considerata illegale. La famiglia Hume dispone solo di una licenza per tagliare i corni – espediente che li rende meno appetibili per i bracconieri – dotarli di un microchip che tiene traccia dell’animale a cui appartenevano e conservarli in un luogo sicuro.
Rinoceronti a rischio
Delle cinque specie di rinoceronti esistenti, due si trovano nel continente africano.
Il Sudafrica ospita quasi l’80% della popolazione mondiale di questi mammiferi terrestri, i più grandi per dimensione dopo gli elefanti.
Lo Iucn (Unione internazionale per la conservazione della natura) classifica come a serio rischio di estinzione il rinoceronte nero, specie che conta poco più di 5mila esemplari in tutto il pianeta.
Se la passo un po’ meglio il rinoceronte bianco, i cui esemplari (poco più di 20mila distribuiti tra aree protette e riserve di caccia private) sono concentrati quasi del tutto (98,8%) in quattro paesi: Sudafrica, Namibia, Zimbabwe e Kenya.
La loro estinzione sembrava ormai segnata alla fine del Diciannovesimo secolo. Ma nel 1895 venne scoperta una piccola popolazione di meno di 100 esemplari nel KwaZulu-Natal, in Sudafrica. Da lì partì la graduale ripresa della specie.
In Sudafrica solo nel 2022 quasi 450 rinoceronti sono stati uccisi dai bracconieri. In mancanza di altre aree sicure per la loro conservazione, la dismissione del “Platinum Rhino Project” li metterebbe ancora più a rischio.