Mozambico: exit-strategy della Sadc a Cabo Delgado
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Fra meno di un anno le truppe della missione Samim lasceranno il nord del paese
Mozambico: l’exit-strategy della Sadc a Cabo Delgado
Tra le ragioni annoverate dalla Comunità di sviluppo dell'Africa australe ci sono la durata del conflitto con i jihadisti, i costi, ma anche l’ “intrusione” dei militari rwandesi chiamati da Maputo senza avvisare i vertici Sadc. La situazione ora potrebbe precipitare con l’estensione del conflitto non solo in altre province del paese ma anche negli stati confinanti
19 Luglio 2023
Articolo di Luca Bussotti
Tempo di lettura 4 minuti
sadc

Nonostante il recente rinnovo per un anno della missione Samim (Sadc Mission in Mozambique) nella provincia settentrionale del Mozambico – Cabo Delgado – la più importante organizzazione regionale dell’Africa australe, la Sadc (Southern Africa Development Community) sta per abbandonare il teatro di guerra. Scelta già preannunciata.

La decisione era nell’aria, ma ora è stata messa nero su bianco, come emerso dal summit dei capi di stato di quest’organizzazione, tenutasi l’11 luglio scorso. A confermarlo è il presidente della Namibia e dell’Area della politica, difesa e sicurezza dalla Sadc, Hage Geingob.

All’incontro erano stati presentati tre scenari possibili per Cabo Delgado: il primo prevedeva la ritirata fra il 15 ottobre 2023 e il 15 gennaio 2024; il secondo proponeva date differenti, fra il 15 dicembre 2023 e il 15 giugno 2024; e il terzo rimandava l’exit strategy nel periodo compreso fra il 15 dicembre 2023 e il 15 luglio 2025. Alla fine ha prevalso il secondo scenario. Fra meno di un anno, quindi, le truppe della Samim lasceranno l’infuocato terreno di Cabo Delgado.

Molti dubbi…

Sono molti i dubbi che stanno alla base delle ragioni che hanno portato ad assumere questa decisione. Il comunicato che ha fatto seguito al summit dell’11 luglio scorso mette in luce soprattutto l’elemento finanziario, parlando – in modo piuttosto esplicito – di insostenibilità della missione nel lungo termine, come appena ormai evidente che sarà lo scontro coi radicali islamici nel nord del Mozambico.

Tuttavia, i dubbi rispetto a una scarsa fiducia politica fra Sadc e governo di Maputo sono da tempo noti. La missione non era partita col piede giusto, visto che l’esecutivo mozambicano, lasciando all’oscuro i propri partners regionali, aveva chiesto aiuto a Paul Kagame e alle truppe rwandesi (Rdf) nella lotta contro l’al-Shaabab mozambicano. Ne seguì uno scontro soprattutto con la potente ministra degli esteri sudafricana, Naledi Pandor, che aveva già mostrato tutte le sue perplessità per la mancata volontà di Maputo nel chiedere un aiuto militare internazionale alla Sadc.

Sul terreno, le performances militari della Samim non sono mai state all’altezza della situazione, instaurando con le popolazioni locali un rapporto niente affatto positivo, a differenza di quanto accaduto con le Rdf.

Episodi terribili hanno ulteriormente minato i rapporti fra Sadc e Maputo, come quello che ha coinvolto le truppe sudafricane (Sadf) che, all’inizio di quest’anno, avrebbero bruciato corpi senza vita di ribelli in un villaggio del distretto di Nangade, obbligando il governo di Pretoria ad aprire un’inchiesta sull’accaduto.

…E altrettanti interrogativi

Insieme ai dubbi, gli interrogativi. La Samim controlla in questo momento aree strategiche a Cabo Delgado, Macomia, Muidumbe e Nangade.

La prima questione che si pone è a chi verranno affidate tali aree, in termini di controllo militare, dopo l’uscita delle truppe della Sadc. Le opzioni sul terreno sono soltanto due: da un lato, l’esercito mozambicano che al momento, però, non sta dando prove di solidità e non sta riscuotendo la fiducia delle popolazioni locali; dall’altro, le Rdf che, al contrario, si sono guadagnate la patente di credibilità sul terreno, ma l’allargamento del cui impiego rischia di trasformare Cabo Delgado in una nuova provincia del Rwanda.

Di conseguenza, gli osservatori si stanno già chiedendo se la ritirata degli effettivi della Samim non comporterà un generale indebolimento nella lotta al terrorismo a Cabo Delgado, in un momento in cui, dopo una certa decelerazione, attacchi e morti sono ripresi con grande vigore. Il bollettino delle ultime settimane racconta che più di 10 soldati delle forze armate mozambicane sono stati trucidati a Cobre (Macomia), insieme ad almeno due civili nel distretto di Mocimboa da Praia, che era dato per sicuro da parte del governo di Maputo.

La rivendicazione dell’Isis

L’Amaq, agenzia di informazione legata allo Stato islamico, ha rivendicato, il 12 luglio scorso, un ennesimo attacco, perpetrato due giorni prima, presso Quiterajo, ancora nel distretto di Macomia, con un numero di vittime imprecisato.

Insomma, mentre Cabo Delgado riprende a bruciare, la Sadc decide di definire la propria exit strategy, rischiando di far ulteriormente precipitare una situazione assai grave, e che potrebbe estendersi non soltanto verso altre province del Mozambico, ma anche nei paesi vicini.

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