“Un’ancora di stabilità” così Josep Borrell, l’alto rappresentante della politica estera dell’Unione Europea, aveva definito il Niger a inizio luglio, durante una visita nella capitale Niamey.
In quell’occasione, la UE si era impegnata a versare nuovi fondi per assistenza economica e militare.
Il fine era assicurare il controllo del traffico dei migranti già nel Sahel. Di fatto il Niger stava diventando l’ultimo avamposto della politica di esternalizzazione delle frontiere europee.
Ma l’ancora della (assai dubbia) stabilità è stata levata dai militari che ieri notte hanno destituito il presidente Mohamed Bazoum.
Ora il paese seguirà il cammino tracciato di Mali, Burkina Faso e Guinea Conakry? Ovvero “au revoir à la France” e braccia aperte alla Russia.