In Etiopia, nella vasta regione Amhara, si registra da diversi giorni un’escalation degli scontri armati tra la milizia locale FANO e l’esercito federale.
Il vice primo ministro e ministro degli esteri Demeke Mekonnen ha definito i recenti sviluppi “allarmanti”.
E il presidente della regione, Yilkal Kefale, chiede aiuto ad Addis Abeba.
In una lettera indirizzata al primo ministro Abiy Ahmed, sostiene che sia “diventato difficile controllare la situazione attraverso mezzi legali regolari” e invita le autorità federali ad “adottare misure appropriate”, non meglio precisate.
Kefale denuncia inoltre che i combattimenti, iniziati ad aprile e intensificati a partire dalla fine di luglio, stanno causando notevoli danni umani, sociali ed economici.
La richiesta fa seguito a diversi giorni di scontri, con la milizia nazionalista FANO che, secondo testimonianze locali raccolte dalle agenzie di stampa, blocca alcune delle principali vie di comunicazione.
Da ieri i servizi Internet sono interrotti in alcune città e paesi della regione, inclusa la capitale Bahir Dar, e ci sono segnalazioni di attacchi a carceri e stazioni di polizia.
Attivisti legati al gruppo armato affermano che questo avrebbe preso il controllo di molti piccoli villaggi, diverse città e luoghi strategici come l’aeroporto di Lalibela, patrimonio mondiale UNESCO, famosa per le sue chiese rupestri del XII e XIII secolo.
Intensi scontri sono in corso anche nella periferia di Kobo, nella zona di North Wolo, e di Gondar, una delle città più grandi della regione, in particolare intorno all’aeroporto.
Nei giorni scorsi la compagnia aerea nazionale Ethiopian Airlines ha cancellato i voli per queste due città, mentre Gran Bretagna e Spagna hanno emesso avvisi di sicurezza ai propri cittadini.
Le milizie FANO sono state alleate dell’esercito federale nella guerra combattuta per due anni contro le forze della confinante regione ribelle del Tigray, conclusa con la firma della pace nel novembre 2022.
La tensione armata è montata a partire da aprile, quando Abiy Ahmed ha annunciato lo scioglimento di tutte le forze armate regionali e la loro integrazione nell’esercito nazionale o nella polizia regionale.
Una mossa contro la quale FANO si è ribellata, sostenendo che il disarmo avrebbe reso la regione vulnerabile ad attacchi armati di forze confinanti.
Il riferimento è alle tensioni presenti in un’area del Tigray occidentale rivendicata sia dagli amhara che dai tigrini, attualmente ancora sotto il controllo delle “forze speciali” amhara e dei combattenti FANO, nonostante il ritiro imposto dagli accordi di pace.
A gettare altra benzina sul fuoco è stato anche l’assassinio, il 27 aprile, del leader del partito della Prosperità nella regione, Girma Yeshitila.