In queste ore, sulla bilancia che determinerà le sorti del Niger pesano di più gli appelli o i silenzi?
E quanto potrà estendersi l’ultimatum (scaduto ieri) della Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale alla giunta militare al potere il Niger dal 26 luglio?
I 30mila che ieri in uno stadio di Niamey hanno inneggiato ai golpisti, sono cittadini informati e responsabili o truppe raccogliticce e impiegabili in ogni scenario?
Il Niger ha già voltato del tutto le spalle all’Europa e all’Occidente, come lascia intendere un lancio dell’Associated Press, secondo cui la giunta nigerina avrebbe incontrato in Mali emissari di Wagner, l’impresa russa di mercenari, per chiedere sostegno in caso di intervento militare della Cedeao/Ecowas?
La piega che prenderanno gli avvenimenti dipende anche dalle risposte che possono ottenere questi interrogativi.
È probabile che la Cedeao/Ecowas stia valutando di riaprire un negoziato. Per questo è stato convocato giovedì prossimo, 10 agosto, ad Abuja, un vertice straordinario dell’organizzazione regionale.
Intanto il senato della Nigeria ha chiesto al presidente nigeriano e presidente di turno della Cedeao, Bola Inubu, di scegliere «l’opzione politica e diplomatica».
E la Conferenza episcopale della Nigeria ammonisce: «No alla tentazione di entrare in guerra contro i golpisti».
Anche il presidente dell’Algeria, Abdelmadjid Tibboune ha fatto sapere che una eventuale azione militare della Cedeao sarebbe considerata «una minaccia» per il suo paese.
Favorevoli a una soluzione negoziata si dicono pure i ministri degli esteri dell’Italia e della Germania.
Da Niamey, Hassan Boukar, fondatore di Alternative espaces citoyens, associazione della società civile, ha detto all’agenzia Dire che un intervento avrebbe conseguenze più gravi del golpe stesso e finirebbe per rafforzare la giunta militare.