Rivolte di giovinastri ingelatinati, affittacamere strozzini, e maccartismo statunitense sono solo alcuni degli ingredienti alla base del carnevale di Notting Hill.
Oggi è giustamente celebrato come uno dei più gioiosi biglietti da visita per il modello multiculturale britannico.
Ma all’epoca della sua genesi, sul finire degli anni ‘50, Londra e il resto del paese erano prede di rigurgiti da suprematismo bianco.
La politica migratoria post seconda guerra mondiale aveva attirato i cittadini delle sue colonie delle Indie Occidentali (note ai non britannici più semplicemente come i Caraibi).
C’era bisogno di manodopera per il settore edile e di personale per costruire la macchina del welfare state di Sua Maestà.
L’idea non era andata a genio a tutti. Un’ondata di conservatorismo agitava il Regno Unito e si riuniva sotto il motto di “Keep Britain white” (manteniamo la Gran Bretagna bianca).
Per i neo-arrivati afro-carabici, il razzismo diffuso si traduceva anche in difficoltà di trovare una casa o una stanza in affitto.
In molti trovarono disponibilità solo nel quartiere di Notting Hill – allora ben lontano dall’essere un posto chic – grazie alla poco magnanime linea di business del più noto palazzinaro del paese: Peter Rachman.
La storia del carnevale di Notting Hill ci parla ancora oggi.
Le dinamiche sociali ricostruite per sommi capi in questo video, fanno eco a quanto si vede in Italia come altrove.
Nel momento in cui si aggiunge una componente migrante – nonostante sia necessaria all’economia nazionale – avvengono crisi di rigetto da parte di una fetta di società.
Mentre è meno comune, ma non unico, il vedere che da una situazione di conflitto si riesca ad uscire a testa alta, ballando per strada, come hanno saputo fare dalle parti di Notting Hill.
La festa ormai attira intorno ai 2 milioni di persone ed è il carnevale di strada più grande d’Europa.
Che l’Italia segua i buoni esempi.
Video: @roberto.valussi