In una lettera inviata alla Commissione elettorale, dieci candidati di altrettanti partiti alle elezioni presidenziali hanno accusato il capo dello stato, Andry Rajoelina, di aver manipolato le istituzioni per favorire la propria elezione a un secondo mandato alla guida del Madagascar.
Il popolo malgascio si recherà alle urne al primo turno il 9 novembre, mentre il secondo è previsto per il 20 dicembre. In lizza ci sono tredici candidati, tra cui Rajoelina, 49 anni, salito al potere nel 2009 grazie a un colpo di stato e poi eletto nel 2018.
Il presidente – secondo l’accusa degli oppositori – ha effettuato un vero e proprio colpo di stato istituzionale dando in gestione al primo ministro Christian Ntsay queste settimane che precedono il voto.
Ntasy ha rimpiazzato il presidente del senato, Herimanana Razafimahefa, dimessosi dal suo ruolo pur essendo per legge incaricato del governo ad interim durante il periodo precedente le elezioni presidenziali. La Costituzione malgascia, infatti, prevede che il presidente in carica, candidato alla propria successione, si dimetta dal suo incarico 60 giorni prima della data delle elezioni e il suo posto sia preso dal presidente del senato.
«Il presidente del senato ha rinunciato a questa carica. Non possiamo costringerlo a prendere le redini del potere», ha dichiarato il presidente della Corte costituzionale, Florent Rakotoarisoa. E ha aggiunto: «Abbiamo semplicemente applicato la misura di riserva prevista dalla Costituzione».
Nello stesso giorno, la Corte costituzionale ha respinto tre ricorsi fatti a settembre da tre partiti di opposizione, che chiedevano che la candidatura di Rajoelina fosse dichiarata nulla «per mancanza di nazionalità malgascia».
A fine giugno alcuni giornali rivelarono che il presidente si era di nascosto naturalizzato francese nel 2014, perdendo in tal modo il diritto – in base alla legge – di mantenere la nazionalità malgascia, e non potendo così né guidare il paese né candidarsi alle elezioni.
Il deputato Jean-Brunelle Razafintsiandraofa, uno degli avversari di Rajoelina, ha dichiarato che con la loro lettera, i candidati alle elezioni intendono denunciare «irregolarità commesse dalle istituzioni», e informare al tempo stesso «gli intellettuali, gli osservatori e soprattutto le istituzioni e la comunità internazionale» di quanto avvenuto.
Gli oppositori di Rajoelina hanno anche accusato i membri della Corte costituzionale di «essere complici di queste manovre» e di aver «convalidato questo colpo di stato istituzionale».