Il Sudafrica colpito dalla crisi energetica volge lo sguardo verso il sole per cercare una via d’uscita. Secondo un report del think tank di settore Ember, nei primi sei mesi del 2023 il Paese dell’Africa australe ha quadruplicato la sua importazione di pannelli solari dalla Cina rispetto a quanto fatto registrare l’anno precedente.
Pechino produce da sola l’80% del mercato del fotovoltaico, sia per quanto riguarda i moduli sia per quanto concerne le celle, ovvero le componenti dei pannelli.
Stando a quanto emerge dalla ricerca, nel primo semestre dell’anno in corso la Cina ha esportato verso il Sudafrica l’equivalente di 3,4 gigawatt (GW) di pannelli solari, con un incremento del 438 per cento – circa 2,7 GW – rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Negli ultimi 12 mesi Pretoria ha importato l’equivalente di 4 GW, ovvero il 3% del totale della sua domanda di energia. Da sola Pretoria ha acquisito quasi metà degli 8,3 GW importati in Africa. L’impennata che ha fatto registrare il paese ha determinato una crescita su base continentale pari al +187% nei primi sei mesi del 2023, posizionando il continente al primo posto per la crescita nell’acquisizione del fotovoltaico in percentuale e al secondo come dato assoluto, dopo l’Europa.
Un ruolo nell’incremento a cui si è assistito in Sudafrica, come si sottolinea nella ricerca, lo hanno giocato anche gli incentivi fiscali introdotti a partire da marzo e in vigore fino a febbraio 2024. Lo schema voluto dal governo del presidente Cyril Ramaphosa permette alle famiglie e alle attività commerciali di risparmiare fino al 25% del costo originario sull’installazione di pannelli fotovoltaici nuovi, fino a un massimo di 15mila rand, circa 740 euro.
Misure che tentano di alleviare una crisi del settore dell’energia e in modo particolare della compagnia statale che la gestisce, Eskom, che a detta di diversi analisti concordanti non ha precedenti. Per poter mantenere la rete energetica nazionale in equilibrio la società statale applica otto diversi livelli di interruzione programmate dell’erogazione dell’energia elettrica.
Nei primi nove mesi del 2023, ancora da concludere, blackout pianificati fino a 12 ore al giorno, per un risparmio di 8mila megawatt, sono stati eseguiti in più di 230 giorni. Un dato questo, che già aggiorna il record negativo toccato l’anno precedente con 205 giorni di blackout programmati.
L’interruzione dell’energia elettrica è diventata una costante nella vita dei quasi 60 milioni di cittadini del Sudafrica. Eskom mette a disposizione anche un’applicazione con la quale informa i gli abitanti del paese sul calendario dei razionamenti, spesso con un linguaggio sorprendentemente auto ironico.
Molteplici i fattori all’origine della crisi e dell’incapacità di Eskom di far fronte al sempre crescente fabbisogno di energia dei sudafricani. Fra questi ci sono la cattiva gestione e la corruzione che affliggonola società statale, come denunciato nei mesi scorsi dall’ex amministratore delegato Andre de Ruyter, e anche le condizioni delle vecchie centrali a carbone su cui il paese fa affidamento per più dell’80% del suo fabbisogno. (BR)