Una riflessione delle riviste missionarie italiane (Fesmi) in occasione della XVI Assemblea generale ordinaria del sinodo dei vescovi, Roma 4-29 ottobre: “Per una chiesa sinodale: comunione, partecipazione, missione”
Papa Francesco, nel suo discorso per il 50° anniversario dell’istituzione del sinodo dei vescovi (17 ottobre 2015), ha rilanciato l’immagine della Chiesa «sinodale e missionaria».
In America Latina lui stesso ha vissuto il sinodo come processo che interessa la Chiesa tutta, come popolo di Dio in ascolto del sensus fidei di tutti i battezzati nei loro diversi ministeri.
Una vera sinodalità intesa come «cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio», spalanca la Chiesa sul mondo, accresce la sua credibilità, rinvigorisce il suo entusiasmo missionario e si fa portavoce dei poveri e voce critica di fronte a quelle strutture di peccato che tuttora impediscono che persone e popoli vedano riconosciuti, promossi e rispettati i propri diritti.
Così concluse il suo discorso: «Una Chiesa sinodale è come un vessillo innalzato tra le nazioni (cfr. Is 11,12) in un mondo che – pur invocando partecipazione, solidarietà e trasparenza nell’amministrazione della cosa pubblica – consegna spesso il destino di intere popolazioni nelle mani avide di ristretti gruppi di potere».
Con la Chiesa che «cammina insieme» ai popoli, partecipe dei travagli della storia, coltiviamo tuttora il sogno che le società si edifichino nella giustizia e nella fraternità, generando un mondo più degno per le generazioni che verranno.
Papa Francesco considera la sinodalità costitutiva della vita e dell’agire della Chiesa. Il sinodo sulla sinodalità è dunque un’occasione privilegiata per riscoprire il discepolato di ogni credente, creando dialogo con tutti e scoprendo che tutte le Chiese devono dare e ricevere.
Una delle esperienze più vere della vita missionaria da noi vissuta è la formazione di collaboratori per far crescere le comunità locali.
Camminando insieme nella vita, nella preghiera, nella catechesi, i catechisti e gli animatori locali formano e trasformano i missionari, insegnando loro ad amare la gente nel concreto, e a usare un linguaggio più essenziale per arrivare al cuore delle persone.
Guardando al mondo missionario, il sinodo offre inoltre una sfida a de-clericalizzare la Chiesa, soprattutto nelle comunità cristiane di antica origine, aiutando ogni battezzato a riscoprire i doni che lo Spirito elargisce per la comune condivisione, superando la tendenza tuttora presente dei “preti tuttofare”.
Quanto alle giovani Chiese, pure tentate dal clericalismo insito nel processo formativo in troppi seminari, il sinodo può ovviare al rischio che si consolidi un modello tradizionale di sacerdozio che ignora la bellezza e la creatività di una evangelizzazione povera e partecipativa, dove laici e ministri non ordinati possano svolgere servizi che arricchiscono l’intera comunità.
Un’autentica sinodalità aiuterà inoltre le giovani Chiese, laddove abbondano vocazioni sacerdotali e religiose, a resistere alla tentazione dell’autoreferenzialità, del benessere materiale, del dare priorità alle opere e ai soldi.
Sinodalità, dunque, come tempo opportuno per convertirsi a un metodo nuovo ma antico di vivere la Chiesa e di evangelizzare. Uno stile meno preoccupato di stilare documenti e orientato invece a promuovere una vita cristiana autentica e pienamente vissuta.
Così la sinodalità non si esaurisce nella celebrazione di assemblee, ma da “fatto saltuario” diventa un percorso vissuto: da evento a processo.
Sinodo
Il sinodo dei vescovi è un’istituzione permanente del Collegio episcopale della Chiesa cattolica. Una Chiesa sinodale è una Chiesa relazionale dove tutto il popolo di Dio cammina insieme, dove tutti, battezzati discepoli missionari, qualsivoglia sia la loro vocazione e la loro posizione, si ritrovano nell’interdipendenza e nella mutualità.