Uno smacco alle politiche “ambientaliste” del presidente del Kenya è arrivato ieri dalla Corte per l’ambiente e il territorio che ha sospeso la decisione di William Ruto di consentire la ripresa della deforestazione nelle foreste statali.
Il tribunale di Nairobi ha stabilito che la misura è “nulla e non valida” a causa della mancanza di dibattito pubblico sulla questione.
Il ricorso contro la revoca del divieto di disboscamento, in vigore dal 2018, deciso da Ruto lo scorso luglio, era stato presentato da gruppi ambientalisti che sostengono che la decisione sia stata presa senza consultare la comunità scientifica sul suo impatto ambientale.
Nella sua sentenza, il giudice ha dato ragione ai ricorrenti, sostenendo che le organizzazioni e le popolazioni interessate hanno il diritto di partecipare all’elaborazione di leggi, regolamenti e linee guida che disciplinano le attività forestali.
Il via libera alla deforestazione, motivato da Ruto con la necessità di “fare cassa” sviluppando l’industria del legname, era stata duramente contestata dentro e fuori il paese.
A maggior ragione considerando che il presidente, fina dalla campagna elettorale che lo ha portato al potere un anno fa, ha fatto della “rivoluzione verde” uno dei suoi cavalli di battaglia.
Fu proprio il Kenya, lo ricordiamo, ad ospitare, il mese scorso, l’Africa Climate Summit. Un vertice che si è rivelato, tra l’altro, piuttosto controverso.
Così come controverso, sul piano della sostenibilità ambientale, è il recente annuncio dell’avvio della costruzione della prima centrale nucleare nel 2027.
Resta il via libera agli OGM
Sempre ieri, un’altra decisione del presidente è stata al vaglio dello stesso tribunale: l’autorizzazione, data nell’ottobre 2022 dopo 10 anni di divieto, alla coltivazione e all’importazione di organismi geneticamente modificati, in risposta alla grave siccità del paese.
In questo caso però la Corte dell’ambiente ha respinto il ricorso, stabilendo che non vi sono prove che dimostrino danni alla natura o alla salute umana derivanti dalla coltivazione e dall’importazione di OGM, o che il governo avesse violato le leggi e i regolamenti su questo tipo di alimenti.
Tra coloro che contestano il via libera agli OGM ci sono i gruppi di piccoli agricoli, che denunciano come la rimozione del divieto abbia aperto il mercato kenyano all’agro-business e alle multinazionali delle sementi statunitensi che, utilizzando tecnologie sofisticate e un’agricoltura altamente sovvenzionata, minacciano il loro sostentamento.
In stand-by la missione ad Haiti
Un altro intervento di blocco dei piani governativi si è invece registrato sul fronte della politica estera, quando, lo scorso 9 ottobre, con un’ordinanza conservativa, l’Alta Corte di Milimani ha congelato la decisione di inviare 1.000 agenti di polizia ad Haiti, in attesa dell’esame di un ricorso, presentato dal partito di opposizione Thirdway Alliance.
Il giudice, secondo cui la petizione solleva questioni di importanza nazionale e di interesse pubblico, ha annunciato un pronunciamento il 24 ottobre.