Sarà quasi sicuramente un ballottaggio a decidere il prossimo presidente della Liberia.
La commissione elettorale nazionale ha infatti reso noti ieri i risultati provvisori del voto del 10 ottobre scorso con quasi il 75% dei seggi scrutinati: il presidente in carica George Weah, ex stella del Milan e primo Pallone d’oro africano nel 1995, ha ottenuto finora il 43,8% delle preferenze.
Lo sfidante Joseph Boakai, già uscito sconfitto dalle ultime elezioni del 2017, ha totalizzato il 43,5% dei voti. I due candidati, divisi da soli 4mila voti, sono ben lontani dalla percentuale del 50% delle preferenze necessaria per assicurarsi la vittoria al primo turno.
Media locali e internazionali ancora non danno una data per il ballottaggio. Il voto di quest’anno è il primo da quando una missione di peacekeeping delle Nazioni Unite ha lasciato il paese nel 2018.
Secondo i dati della commissione elettorale, rilanciati dal quotidiano locale Front Page Africa, il presidente in carica, alla guida del Congress for Democratic Change (CDC), ha prevalso in nove delle 15 contee del paese.
Boakai, rappresentante dell’Unity Party (UP) già vice presidente nell’esecutivo guidato dalla predecessora di Weah, la premio Nobel per la pace Ellen Johnson Sirleaf, ha invece ottenuto vittorie significative nelle contee di Nimba e Lofa. L’affluenza è stata descritta dai media e dagli osservatori internazionali come “alta”.
Il processo elettorale si è svolto finora in modo sostanzialmente pacifico, così come confermato anche da diversi osservatori regionali e internazionali. A fine settembre però, scontri fra i sostenitori dei due maggiori partiti del paese hanno portato alla morte di almeno due persone nel distretto di Foya, regione natale di Boakai.
L’ex presidente della commissione elettorale James Fromayan, consulente della campagna elettorale dell’UP, ha accusato l’organismo che un tempo presiedeva di aver divulgato i risultati in modo non chiaro, creando confusione.
Ieri la commissione della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (ECOWAS/CEDEAO), organismo regionale di cui la Liberia è membro, ha invitato partiti politici e attori coinvolti nel processo a non mettere sotto pressione l’ente elettorale.
L’impegno per elezioni pacifiche
L’organizzazione ha anche esortato i candidati a non annunciare i risultati del voto prima della fine dello spoglio e ha ricordato alle parti politiche il loro impegno per elezioni pacifiche sottoscritto nell’ambito della Farmington River Declaration, siglata lo scorso aprile da 27 formazioni candidate alle elezioni.
Oltre a scegliere il capo dello stato, il 10 ottobre circa 2,4 milioni di aventi diritto liberiani hanno indicato i loro deputati della Camera dei rappresentati e metà della composizione del Senato.
La Liberia, la più longeva repubblica d’Africa, fondata nel 1847 da ex schiavi liberati provenienti dagli Stati Uniti e trasferiti nel paese dall’American Colonization Society (ACS), vive una fase di stabilità politica dopo che due guerre civili hanno scosso il paese fra il 1989 e il 2003. Nelle ostilità persero la vita circa 250mila persone.