Per fronteggiare la crisi energetica del paese, la giunta militare golpista del Burkina Faso è orientata a investire sul nucleare. Anche grazie ai buoni rapporti con Mosca.
Il ministro dell’energia e il vicedirettore generale dell’azienda statale russa Rosatom hanno firmato lo scorso 13 ottobre un memorandum d’intesa per la costruzione di una centrale che, almeno nelle dichiarazioni del ministro, consentirà al paese di soddisfare il fabbisogno energetico interno.
Ovvero consentire l’accesso all’elettricità a quel circa 77% della popolazione che attualmente non ce l’ha (dati Banca Africana di Sviluppo riferiti al 2020).
Il protocollo d’intesa firmato a Mosca non fornisce dettagli sulla tipologia di centrale proposta, sui costi – il paese è colpito dalle sanzioni della CEDEAO – o sui tempi per la costruzione.
La richiesta era stata avanzata lo scorso luglio dal leader della giunta burkinabé, capitano Ibrahim Traoré, al presidente russo Vladimir Putin durante il vertice Russia-Africa a San Pietroburgo.
In un comunicato, Rosatom fa sapere che l’accordo getta le basi per la cooperazione in settori quali l’uso dell’energia nucleare nell’industria, nell’agricoltura e nella medicina.
A preoccupare, in particolare però, nel caso del Burkina, sono i rischi derivati dalla forte presenza del terrorismo di matrice jihadista.
Con questa intesa il paese saheliano entra nella sempre più nutrita lista di nazioni africane intenzionate a perseguire lo sviluppo di centrali nucleari.
Oltre al Sudafrica, precursore in questo senso e attualmente ancora l’unico paese con una centrale atomica operativa (peraltro ormai obsoleta), i più avanzati in questa direzione sono l’Egitto, che ha iniziato i lavori di costruzione, l’Uganda e il Rwanda.
Altri sei paesi (Kenya, Nigeria, Algeria, Ghana, Marocco e Tunisia) hanno annunciato di voler costruire centrali nucleari entro il 2030, e altri 16 potrebbero essere pronti entro il 2050.
Per l’assegnazione delle commesse il grosso della competizione resta quella tra i due colossi mondiali del nucleare: Russia e Cina.