Quando mancano due mesi alle elezioni generali nella Repubblica democratica del Congo, previste per il 20 dicembre, aumentano i timori di un di un conflitto aperto fra Kinshasa e il Rwanda, protagonisti da mesi di un’escalation nelle tradizionali tensioni attorno al sostegno a milizie armate attive nei reciproci paesi.
Ad affermarlo è il rappresentate speciale del segretario generale delle Nazioni Unite per la regione dei Grandi Laghi, Xia Huang. Il dirigente ha reso note le sue preoccupazioni durante una riunione del Consiglio di sicurezza dell’ONU dedicata alla precaria situazione di sicurezza in Rd Congo.
La fase più acuta delle tensioni fra Kinshasa e Kigali, che proseguono da decenni, è cominciata sul finire del 2021 con il lancio di un’offensiva armata nell’est della Rd Congo da parte del gruppo armato noto come M23, composto per lo più da persone della comunità tutsi originarie del Rwanda.
Il Congo accusa Kigali di sostenere la milizia, anche nell’ottica di poter sfruttare le numerose risorse minerarie presenti nel paese. Diversi report dell’ONU, fra cui uno pubblicato a giugno, hanno confermato il sostegno rwandese al gruppo armato, nonché denunciato interventi diretti delle forze armate rwandesi in territorio congolese.
Il governo degli Stati Uniti ha chiesto più volte all’esecutivo del presidente Paul Kagame di smettere di supportare il gruppo ribelle. Dal canto suo Kigali denuncia allo stesso modo il sostegno congolese ad alcuni gruppi armati ribelli attivi nel paese, oltre che la diffusa xenofobia contro le comunità tutsi che risiedono nel Congo orientale.
Dopo mesi di relativa calma, nuovi scontri sono scoppiati a inizio ottobre in Nord Kivu fra miliziani dell’M23 e gruppi armati di autodifesa locali.
Segnali di guerra «non si possono ignorare»
Xia ha specificato che la situazione nelle provincie orientali della Rd Congo – in modo particolare Nord e Sud Kivu e Ituri – non è migliorata dall’ultimo ragguaglio al Consiglio di sicurezza, sei mesi fa. Secondo il rappresentante dell’ONU inoltre, «il rafforzamento militare in entrambi i paesi, l’assenza di un dialogo diretto ad alto livello e la persistenza dell’incitamento all’odio, sono tutti segnali preoccupanti che non possiamo ignorare» rispetto a una possibile ulteriore escalation, fino a uno scontro diretto fra i due paesi.
Il dirigente dell’ONU ha quindi fatto appello al dialogo fra le parti in conflitto, indicando l’accordo di Addis Abeba del 2013 come contesto quadro per portare avanti le negoziazioni. L’intesa era stata siglata da diversi paesi della regione proprio al termine della prima offensiva dell’M23 in terra congolese. L’avanzata, iniziata nel 2012, portò i miliziani fino a occupare Goma, capoluogo del Nord Kivu.
Nel corso della riunione al Consiglio diversi partecipanti hanno anche evidenziato l’importanza di riattivare i processi di pace di Nairobi e Luanda, due iniziative regionali inaugurate l’anno scorso e descritte ora come in una fase di «stallo». Nell’est della Rd Congo è presente dallo scorso novembre anche un contingente militare della Comunità economica dell’Africa orientale (EAC).
La sicurezza al voto
Il tema della sicurezza è uno dei più rilevanti in vista delle elezioni di dicembre, durante le quali il presidente in carica Félix Tshisekedi se la vedrà con altri 23 candidati. Il capo dello Stato ha annunciato nei giorni scorsi una progressiva riduzione delle limitazioni di uno stato di emergenza imposto in Nord Kivu e Ituri nel maggio 2021.
A detta di diverse organizzazioni della società civile, il provvedimento non è riuscito a migliorare le condizioni di sicurezza nella regione e ha avuto solo effetti negativi per quanto riguarda il rispetto dei diritti e delle libertà dei cittadini.
Il mese scorso Tshisekedi ha anche chiesto di anticipare di un anno il ritiro della MONUSCO, la missione di pace che l’ONU ha schierato nel paese 23 anni fa. Il bilancio dell’operato della missione è ritenuto fallimentare dalle istituzioni e da buona parte della società civile. Il Consiglio di sicurezza dovrebbe decidersi sull’argomento entro la fine dell’anno.
Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (OCHA), negli ultimi due anni e mezzo 3,3 milioni di persone hanno dovuto lasciare le loro case a causa delle violenze nei due Kivu e in Ituri. Il numero totale di sfollati presente nella regione supera i 5,5 milioni.congo