Che il razzismo continui a insidiare anche il mondo della ricerca scientifica è cosa nota. Un dato di fatto che porta con sé numerose implicazioni.
Ogni volta che in rete capita di leggere un articolo secondo cui le donne nere sono soggette a forme più aggressive di un determinato tipo di cancro al seno, o che le persone nere in genere sono più frequentemente vittime di alcuni disturbi, siamo in realtà di fronte a un’informazione fuorviante.
La verità è che l’industria farmaceutica studia e produce i medicinali basandosi sui dati che ha a disposizione. E fatalità questi dati sono solo nel 2% dei casi provenienti dal genoma di una persona africana. Ciò significa che la mappatura genetica delle persone nere è ancora praticamente esistente.
Una lacuna che ha enormi conseguenze a livello sanitario. Perché nonostante il Dna di due persone diverse sia uguale per più del 99%, quel misero e scarno 1% di differenza può essere determinante sul piano medico.
È per questo che il Meharry Medical College di Nashville, nel Tennessee ha lanciato un nuovo progetto che punta a raccogliere e mappare il materiale genetico di oltre 500mila persone africane. Il fine? Creare il più grande database al mondo sul genoma africano. È infatti paradossale infatti come nell’ambito scientifico non vi sia ancora un’adeguata diversificazione dei casi di studio. Collaborano anche diverse case farmaceutiche, tra le quali il Regeneron Genetics Center, AstraZeneca, Novo Nordisk e Roche.
Benché l’iniziativa parta dagli Stati Uniti, sono state già state disposte collaborazioni a tappeto con numerose università africane, dove verranno reclutati i volontari. Si prevede che questa fase durerà circa 5 anni, anche perché il progetto non vuole ripartire da ricerche o studi precedenti, ma ricominciare da zero.
Tutti i dati raccolti verranno gestiti da un’organizzazione no profit lanciata dal Meharry, ovvero Diaspora Human Genomics Institute e verranno condivisi con le istituzioni africane.
A questo punto, gli scienziati potranno procedere allo studio per nuovi farmaci e test diagnostici. Un lavoro che in totale richiederà almeno una decina d’anni prima di vedere la luce, ma che è destinato a rivoluzionare il mondo sanitario africano e globale.