Potrebbe sembrare solo un altro studio sulla crisi climatica in Africa. Invece, dal nuovo report State of Africa’s Environment 2023, pubblicato dal Centro indiano di ricerca per la scienza e per l’ambiente, emerge qualcosa di interessante.
Non viene fatta semplicemente una disamina di quelli che sono i fattori di rischio e le loro conseguenze, in termini ambientali ed economici. In una sezione dedicata alla crisi idrica viene rilevato come il restringimento e la diminuzione delle risorse idriche negli ultimi vent’anni abbia troppo spesso coinciso con lo scoppio di conflitti nelle aree limitrofe.
Un esempio è il bacino del Lago Ciad, condiviso da Ciad, Nigeria, Niger e Camerun. Dagli anni ‘60, il lago si è ridotto di oltre il 90% e dal 1980 sono iniziate pesanti controversie ancora non risolte.
Una situazione simile riguarda il Nilo, le cui acque sono da anni oggetto di grande contesa (e discordia) tra Egitto ed Etiopia a causa della Gerd, la gigantesca diga costruita e da poco inaugurata dall’Etiopia che rischia di ridurre notevolmente la portata d’acqua che arriva al Sudan e all’Egitto.
Simili problemi interessano il bacino del fiume Congo, quello del Lago Malawi o del Lago Turkana: tutti contesi da più paesi e quindi da più popolazioni, che sono sempre più costrette a lottare per accaparrarsi quel poco d’acqua che ancora rimane.
“Nel bacino del Congo, le controversie sono iniziate nel 1960. Il bacino è testimone di crisi dalle molteplici sfaccettature, tra cui sfollamenti forzati, conflitti violenti, instabilità politica e impatti del cambiamento climatico”, conclude il rapporto.
Questo perché la competizione per l’acqua è sempre più cruciale in un continente che, secondo le stime, vedrà gli introiti derivati dall’agricoltura ridursi di oltre il 50% nei prossimi anni, proprio a causa della crisi delle risorse idriche. Un continente la cui popolazione in gran parte sopravvive di coltivando la terra e di allevamento.
E d’altra parte, il capitale naturale pro capite è già in caduta libera da quasi trent’anni. Dal 1995 al 2018, è passato da 4.3474 dollari a 2.877. Per questi motivi, gli studi ritengono che i singoli stati potrebbero vedere crollare il loro Pil del 10% entro il 2030.
Il modo in cui gli stati africani decideranno nei prossimi anni di affrontare queste molteplici sfide determinerà quanto sarà al sicuro l’acqua nel mondo e quanto al di fuori del continente se ne avvertiranno le conseguenze, sia ambientali sia sociali. Basti considerare l’aumento previsto della pressione migratoria a causa del cambiamento climatico.