In una dichiarazione ufficiale, il portavoce delle Forze di supporto rapido (RSF) ha affermato lunedì scorso che è stato liberato l’aeroporto di Belila, nello stato del Kordofan occidentale, dove le forze armate sudanesi (SAF) avrebbero subìto perdite significative di uomini e di mezzi.
Situata a circa 55 chilometri a sud-ovest di Al-Fula, capitale dello stato del Kordofan occidentale, a Belila c’è un giacimento petrolifero che, prima dello scoppio della guerra, produceva circa 22mila barili di petrolio al giorno, anche se negli ultimi mesi di conflitto la produzione è stata gravemente ostacolata.
Secondo il portavoce delle RSF l’aeroporto di Belila, che serviva la compagnia petrolifera, era stato riconvertito dall’esercito agli ordini del presidente de facto Abdel Fattah al-Burhan in installazione militare per lanciare attacchi contro città, danneggiare infrastrutture e colpire i civili.
L’operazione è stata condotta dal maggiore Hussein Barshim, comandante di una milizia locale attiva nei siti di produzione petrolifera di Belila. Dopo lo scoppio della guerra fu assegnata a Barshim la responsabilità di supervisionare le operazioni militari negli stati del Kordofan settentrionale e occidentale.
Nessuna dichiarazione è stata fatta dall’esercito sudanese in merito all’accaduto.
Il portavoce delle RSF ha inoltre aggiunto «Vogliamo garantire alle compagnie petrolifere che operano nei giacimenti di Belila che le nostre forze sono di stanza all’interno delle loro strutture ma non avranno alcun coinvolgimento né con l’aeroporto né con i giacimenti petroliferi. Sono pertanto incoraggiati a continuare le loro operazioni, che in definitiva contribuiscono al benessere del popolo sudanese».
L’esercito sudanese e le RSF si affrontano ormai da quasi sette mesi. Le due fazioni, guidate rispettivamente da al-Burhan e da Mohamed Hamdan Dagalo detto Hemeti, formavano parte come alleate di un governo militare che è salito al potere con un golpe il 25 ottobre 2021.
Il pronunciamento dell’esercito e delle RSF ha deposto un esecutivo di transizione composto da civili e militari e presieduto dallo stesso al-Burhan. Il governo in questione era nato a seguito di una rivolta popolare che nel 2019 aveva messo fine al trentennale regime del presidente Omar al-Bashir.
Secondo le stime dell’osservatorio curato dall’Armed Conflict Location and Event Data Project (ACLED), da aprile scorso a oggi almeno 9mila persone hanno perso la vita nelle ostilità fra esercito e RSF.