In vista delle elezioni generali del 20 dicembre – presidenziali, legislative, provinciali e municipali – la società civile della Repubblica democratica del Congo comincia a fare i conti in tasca al governo di Félix Tshisekedi, il presidente al potere dal 2019 che si ricandida per un secondo mandato.
Una coalizione di associazioni che si riconosce nel progetto Repere (responsabilità, partecipazione e cittadinanza attiva) hanno presentato un rapporto sugli impegni non mantenuti dal governo in tre ambiti: sicurezza, giustizia e infrastrutture.
Sulla sicurezza si rimprovera a Tshisekedi di non avere chiuso le prigioni clandestine utilizzate dai servizi segreti che fanno capo all’Agenzia nazionale d’informazione. «In questi luoghi, si sostiene nel rapporto, le condizioni dei detenuti sono inumane. E coloro che vengono arrestati, senza un controllo da parte della magistratura, subiscono spesso intimidazioni e torture».
Il rapporto menziona anche il nordest del paese attraversato da conflitti armati. Il presidente ha più volte affermato di voler risolvere questo problema, ma dopo cinque anni non si vedono risultati.
Venendo al capitolo giustizia, il rapporto sottolinea che non si è vista nemmeno l’ombra di quella giurisdizione specializzata nella lotta alla corruzione e all’appropriazione indebita di denaro pubblico. Eppure faceva parte del programma del governo.
Infine il cartello di associazioni sottolinea che sono rimasti quasi tutti irrealizzati i grandi lavori infrastrutturali, soprattutto sulla rete stradale, che sarebbero dovuti iniziare nel 2022.
Il governo si limita a convocare conferenze stampa per sostenere che «stiamo ricostruendo il paese».