Sempre più elementi della politica e della società civile del Madagascar chiedono l’annullamento delle elezioni presidenziali in programma fra meno di una settimana denunciando, fra le altre cose, l’inadeguatezza degli organismi elettorali e la repressione ai danni dell’opposizione.
Nel giro di 48 ore appelli a «sospendere» o «annullare» il voto sono arrivati da una auto dichiarata «piattaforma di mediazione» coordinata dalla presidente della Camera bassa del Parlamento Christine Razanamahasoa e da un gruppo di quasi 60 realtà della società civile.
Oltre alla presidente dell’Assemblea nazionale il comitato citato è guidato anche dal presidente delle Consiglio ecumenico delle chiese cristiane del Madagascar (FFKM), il pastore Ammi Irako Andriamahazosoa.
Mercoledì i dirigenti di questa neonata organizzazione hanno incontrato i rappresentanti del “collettivo degli undici”, un gruppo di undici candidati alla presidenza, sui 13 totali, che stanno boicottando la campagna elettorale e promuovendo manifestazioni di protesta in tutto il paese.
Alle elezioni si è candidato in cerca di un secondo mandato anche il presidente uscente Andry Rajoelina, al momento dimissionario come previsto dall’ordinamento malgascio. Il capo di stato ha guidato il paese dal 2019 ed era stato già presidente fra il 2009 e il 2014. Rajoelina ha preso la prima volta il potere, appunto nel 2009, con un colpo di stato militare.
Sempre ieri la piattaforma di mediazione ha chiesto la «sospensione delle elezioni presidenziali previste per il 16 novembre così come la sospensione della campagna elettorale e di tutte le manifestazioni pubbliche» e ha invocato l’avvio di una nuova mediazione fra le parti politiche e di un dialogo con le forze dell’ordine, accusate di violenze contro la mobilitazione delle opposizioni. Razanamahasoa ha convocato per oggi un incontro con i candidati alla presidenza.
Le esortazioni della presidente dell’Assembla fanno eco a un appello lanciato ieri da 57 realtà della società civile malgascia, fra le quali la Rete di giovani difensori dei diritti umani Anôsy e l’organizzazione anti-corruzione Transparency International-Initiative Madagascar.
Le associazioni lamentano «l’assenza di un ambiente adeguato per elezioni giuste, pacifiche e universalmente accettate» e in particolare denunciano, fra i vari aspetti, «l’inapropriatezza del processi di registrazione degli elettori, che esclude oltre il 30% degli aventi diritto, la mancanza di credibilità delle istituzioni elettorali» e «l’evidente ostruzione delle libertà di espressione e di riunione subita da tutte le voci dissidenti». Da qui la richiesta di «annullamento del voto» e l’invito a organizzare «un dialogo fra i 13 candidati e tutte le parti interessate».
Come si osserva sul quotidiano L’express, l’ordinamento del Madagascar non prevede l’annullamento delle elezioni ma solamente un rinvio con tempi che non vadano oltre i 30 giorni dall’evento scatenante la decisione, che deve essere di una certa gravità, come la morte di un candidato.
Voto già posticipato di una settimana
Le elezioni malgasce erano previste inizialmente per il 9 novembre e sono già state posticipate di una settimana da una sentenza dall’Alta corte costituzionale. L’organismo ha emanato il verdetto anche a seguito, ma non in conseguenza diretta di un appello presentato da un esponente del collettivo degli undici rimasto ferito durante una manifestazione. La data dell’eventuale secondo turno è il 20 dicembre e finora non è stata modificata.
La situazione in Madagascar continua a suscitare la preoccupazione della comunità internazionale. Ieri otto fra ambasciate e delegazioni diplomatiche presenti nel paese, fra cui quella dell’Unione Europea, hanno riaffermato la loro preoccupazione per le violenze e rilanciato un invito al dialogo e alla responsabilità già formulato due settimane fa.
Le manifestazioni organizzate dal collettivo degli undici sono più volte degenerate in scontri e diversi animatori dell’iniziativa sono stati temporaneamente arrestati o sono rimasti feriti. Ultime tensioni in ordine di tempo quelle che si sono verificate ieri nella capitale Antananarivo. Il fermo di un deputato delle opposizioni ha scatenato delle violenze e almeno 16 persone sono rimaste ferite.