La Corte Suprema ha stabilito questa mattina, 15 novembre, che il piano del governo di inviare richiedenti asilo in Rwanda è illegale. Certamente un duro colpo per il primo ministro Rishi Sunak, che aveva fatto degli accordi con Kigali uno dei cavalli di battaglia dell’attuale governo.
In questo momento, a circa un anno dalle prossime elezioni, le pressioni su di Sunak sono molto forti. Soprattutto dopo il rimpasto di ministri avvenuto pochi giorni fa a causa del licenziamento della ministra dell’interno Suella Braverman, altra sostenitrice instancabile della manovra.
Forse è anche per questo motivo che alla conferenza stampa di questo pomeriggio, Sunak non ha voluto dare segni di incertezza. Ha dichiarato che il piano verrà messo in atto, con o senza il benestare della Corte Suprema, al costo di far approvare una legislazione d’emergenza.
Una determinazione che si spiega facilmente anche con numero: 140 milioni, ovvero le sterline che il Regno Unito ha già dato al Rwanda.
Sunak ha inoltre sottolineato che nella sentenza della Corte Suprema non è scritto che le deportazioni nei paesi terzi sono illegali. A essere illegale è il caso specifico del paese governato da Paul Kagame, considerato non sufficientemente sicuro per garantire la tutela dei diritti dei richiedenti asilo.
Per questo, qualora non si riuscisse ad arginare questo ostacolo, il Regno Unito sarebbe pronto a pensare ad nuovo paese terzo con cui stringere questo accordo.
Al di là delle rassicurazioni che Sunak dà innanzitutto a se stesso e al suo partito, questa sentenza non può passare inosservata, soprattutto a pochi giorni dal nuovo accordo Italia-Albania. E mette chiaro, come abbiamo già visto accadere dopo il Decreto Cutro, che dove i governi tentano di forzare la mano per rincorrere la propaganda, intervengono la legge e la società civile. (AB)