Secondo il McKinsey Institute for Black Economic Mobility, il volume di denaro che ruota attorno alle comunità africane emigrate e residenti in maniera stabile negli Stati Uniti arriverà a raggiungere circa 1,7 miliardi di dollari entro il 2030.
Solo una parte residuale di questo patrimonio torna però ai paesi africani di origine, sotto forma di rimessa o di investimento.
Per invertire il trend a fine ottobre un gruppo di imprenditori afroamericani ha inaugurato all’ambasciata sudafricana a Washington una serie di incontri per stimolare gli investimenti in Africa da parte delle comunità delle diaspore africane presenti negli Stati Uniti.
«L’Africa ci chiama. È ora di dare una risposta» è stato l’appello rivolto da Olivier Kamanzi, presidente della Camera di commercio globale africana, a una platea formata da alcune decine di imprenditori afroamericani e non da rappresentanti dell’amministrazione Biden.
L’iniziativa ha il pieno sostegno dell’Unione Africana che più di dieci anni fa, nel 2012, ha definito le comunità delle diaspore africane sparse in tutto il pianeta “la sesta regione dell’Africa”. Un alleato potenzialmente prezioso che ad oggi, però, non viene preso in considerazione a sufficienza.
Da una parte le comunità di africani emigrati oltre i confini continentali conoscono poco o per nulla le opportunità di investimento che esistono e che stanno aumentando nel continente.
Dall’altra gli Stati extra continentali imbastiscono ciclicamente piani di sostegno rivolti all’Africa, dimenticandosi però puntualmente di coinvolgere in questi progetti le comunità africane che vivono nei loro territori.
Il risultato è che queste comunità finiscono spesso con il rimanere dei soggetti avulsi nel paese in cui sono emigrate quanto in quello che hanno lasciato.
Anche gli Stati Uniti sono convinti che un aumento non solo delle rimesse ma anche degli investimenti da parte delle popolatissime comunità delle diaspore africane negli USA, rappresentino una fonte di finanziamento vitale per lo sviluppo del continente.
A fine 2022, in occasione del Forum Usa-Africa di Washington, a conferma di ciò è stata annunciata la creazione del Consiglio consultivo del presidente sull’impegno della diaspora africana negli Stati Uniti (PAC-ADE).
Sotto traccia, poi, l’amministrazione Biden confida nel fatto che sostenere l’implementazione di questo canale possa contribuire a contrastare, seppur solo indirettamente e in maniera marginale, l’allargamento della sfera d’influenza della Cina in Africa.
Tra i messaggi inviati a Washington per incoraggiare gli investitori afroamericani a credere nelle enormi potenzialità del continente c’è stata la richiesta di non lasciarsi impressionare dal flusso di informazioni negative trasmesse dai media occidentali, né di farsi intimorire dalle pesanti situazioni debitorie in cui versano la maggior parte dei governi africani.
Per avere una visione il più vicina possibile alla realtà di ciò che accade nei paesi africani è necessario, piuttosto, creare e consolidare contatti diretti sul posto. È anche a questo obiettivo che punta il ciclo di incontri voluto dalla Camera di commercio globale africana.
«L’Africa rimane uno dei continenti in più rapida crescita in termini economici, ed è qui che si trova il più grande mercato di consumatori», ha ricordato Bintou Kaboré-Zerbo, direttore esecutivo dell’Institutional Investors Network, organizzazione no profit con sede a Washington. «Questi numeri non sono solo statistiche. Se vuoi diversificare il tuo portfolio, questo non è un posto che puoi ignorare».
Il prossimo incontro si terrà sempre a Washington, dal 6 all’8 marzo, con un focus sulla Comunità di sviluppo dell’Africa meridionale (SADC) che comprende Botswana, Lesotho, Mozambico, Namibia, Sudafrica ed Eswatini.