La guerra civile in corso da sette mesi in Sudan pare destinata a intensificarsi con la discesa in campo dei due principali e storici gruppi armati del Darfur, rimasti finora neutrali. Un evento che pare destinato a segnare una nuova svolta nel conflitto.
In una conferenza stampa ieri a Port Sudan, dove si è trasferito il comando generale dell’esercito, il Movimento di liberazione del Sudan (SLM-MM) guidato da Minni Minawi e il Movimento per la giustizia e l’uguaglianza (JEM) di Gibril Ibrahim, hanno annunciato congiuntamente il loro coinvolgimento attivo a fianco dell’esercito contro le Forze di supporto rapido (RSF).
“In risposta alla minaccia delle RSF all’unità del Sudan e ai loro ripetuti assalti contro città, villaggi e civili indifesi, con conseguenti vittime e sfollamenti, insieme all’attuale pericolo per i convogli umanitari e commerciali dovuto ai tentativi di interrompere le rotte di rifornimento verso varie aree, noi rinunciamo ad ogni neutralità. Dichiariamo senza esitazione la nostra partecipazione attiva alle operazioni militari su tutti i fronti”, si legge nella dichiarazione congiunta.
Una dichiarazione che, riporta il Sudan Tribune, chiede inoltre al governo del vicino Ciad di interrompere il suo sostegno alle RSF, e invita le altre nazioni della regione che sostengono le forze paramilitari a fare altrettanto.
Il messaggio, ricorda ancora il Sudan Tribune, è rivolto in particolare agli Emirati Arabi Uniti, accusati di trasferimenti di armi e forniture militari alle RSF attraverso l’aeroporto ciadiano di Um Jaras, effettuati grazie a un’intesa tra i leader dei due paesi.
Minawi e Ibrahim hanno spiegato di aver deciso di affiancare l’esercito sudanese per contrastare il piano delle RSF di totale conquista del Darfur, dichiarando il loro “incrollabile impegno per l’unità del Sudan” e per “contrastare qualsiasi tentativo in corso di smantellare il paese”.
Alla conferenza stampa hanno preso parte anche alti esponenti di altri due movimenti armati minori: il SLM e il Raduno delle forze di liberazione del Sudan (GSLF) che potrebbero essere i prossimi a schierarsi ufficialmente con l’esercito.
In particolare il GSLF, legato al SLM-MM e al JEM dalla comune appartenenza della maggior parte dei combattenti al gruppo etnico zaghawa.
SLM e JEM furono i principali protagonisti del conflitto iniziato nel 2003 contro le milizie arabe filogovernative janjaweed, ora rinominate RSF e guidate, oggi come allora, da Mohamed Hamdan Dagalo, detto Hemeti.
Il suo obbiettivo era il controllo della regione e l’eliminazione della popolazione non araba.
Cosa che sta avvenendo nel Darfur Settentrionale con rastrellamenti e massacri da parte delle RSF e degli alleati ciadiani, talmente estesi che anche l’ONU e la Corte penale internazionale hanno aperto un inchiesta.
Sentito dal Sudan Tribune, il vice comandante in capo del GSLF, Aboud Khatir Adam, ha dichiarato che manterranno la neutralità a meno che le RSF non attacchino i civili nella capitale regionale El Fasher e in quella del Darfur Orientale El Daein.
Città che attualmente danno rifugio a migliaia di sfollati, fuggiti dai tre stati controllati dalle RSF.