L’autore, missionario comboniano, ha vissuto per anni in Uganda e in Zambia lavorando, oltre che nella prima evangelizzazione, nella formazione vocazionale e nel counselling. La sua attività di formatore lo ha portato ora a Manila, nelle Filippine, ma l’attività in Africa lo ha spinto a raccogliere in questa pubblicazione l’arricchente esperienza vissuta nell’incontro con decine di carcerati in Zambia, nella capitale Lusaka e in altri luoghi, condividendo la storia spesso tragica di chi, colpevole o innocente, si è trovato dietro le sbarre.
L’intensa esperienza di ascolto della vita di persone carcerate, in un contesto africano – diverso e lontano da quello occidentale, ma per molti diversi anche molto simile – viene narrata nelle dieci storie che l’autore ha scelto tra le centinaia che gli sono state narrate. Sono riportate con linguaggio sobrio, essenziale, nella condivisione dei sentimenti di chi si racconta, consapevole della responsabilità di tradurre in parola ciò che ha raccolto in condizioni di particolare intimità.
L’autore ha intrapreso un percorso condiviso di ricerca di guarigione psicologica, mentale e fisica con persone che, al di là delle ragioni che le hanno condotte al carcere, si sono messe in gioco e hanno tentato di trovare una nuova dimensione. Tutti gli incontri hanno profondamente arricchito il missionario, esperto di direzione psico-spirituale, che ha potuto riscontrare come molti ospiti delle prigioni hanno riscoperto – anche attraverso il suo incontro – la fede e la forza che essa offre nell’accettare la propria situazione e nel giungere alla pace interiore. Dunque si può superare il rancore e la rabbia nutriti per anni specie se ci si considera condannati per crimini mai commessi.
Un limite, di cui peraltro l’autore del libro non porta nessuna responsabilità, è stata l’impossibilità di poter accedere all’ascolto dell’esperienza di donne giovani e adulte nella sezione femminile del carcere. Questo avrebbe certamente aiutato, come rilevato anche dall’autore, a offrire un panorama più completo dell’esperienza del carcere in Zambia.
Significativo, in ogni caso, quanto si legge in un brano che riassume in un certo senso il significato dell’incontro a tu per tu con persone che la giustizia ha rinchiuso negli angusti e spesso nauseabondi spazi del carcere: «Quando ci troviamo faccia a faccia con qualcuno che ha commesso o è accusato di un crimine, non abbiamo molta scelta: o troviamo una scusa per andarcene, per non dire scappare via, oppure accettiamo di restare per cercare di cogliere certe trame dei mali che affliggono la nostra società, capire meglio quanto è successo nel passato di persone che comunemente definiamo criminali, e magari sentire dentro di noi qualcosa della loro sofferenza».