Per i sostenitori di Ousmane Sonko è la più grande battaglia giudiziaria vinta finora. Se poi la spunterà sulla guerra è tutto da vedere.
Ma procediamo per ordine, partendo con i dati di cronaca.
Ieri mattina, il Tribunale d’istanza di Dakar ha dato il via libera alla candidatura di Sonko alle elezioni presidenziali del febbraio 2024.
Con effetto immediato, può essere iscritto di nuovo sulla lista elettorale, da cui era stato radiato il giugno scorso, a seguito della condanna a 2 anni di reclusione per “corruzione della gioventù” nel cosiddetto processo “Sweet Beauty”.
La decisione conferma quella di due mesi prima, presa dal Tribunale amministrativo della città di Ziguinchor, città in cui Sonko è sindaco, nella regione della Casamance.
La questione è meramente procedurale; non si discutono né i fatti legati alla condanna di giugno, né quelli del suo arresto del 31 luglio per altri capi d’accusa.
Da parte dello stato senegalese, l’avvocato El Hadj Amadou Sall ha già dichiarato che farà appello alla Corte Suprema, ultimo grado possibile di ricorso.
E quindi Sonko, potrà candidarsi o no? La legge lascia spazio ad entrambi gli esiti.
Da un lato, anche in caso di ricorso pendente, il leader dell’opposizione senegalese può procedere con l’iter burocratico per la sua iscrizione, da completare entro il 26 dicembre. In questo caso, il passaggio fondamentale è presentare le liste di patrocinio, che consiste in una (assai discussa) sorta di raccolta firme a sostegno della candidatura.
Dall’altro lato, la Direzione Generale delle Elezioni (DGE) potrebbe rifiutare di concedergli le liste di patrocinio, proprio a causa del ricorso pendente. Già lo ha fatto una volta con lui, dopo la decisione del Tribunale di Ziguinchor. Potrebbe farlo di nuovo.
Ma vista la manciata di giorni rimasti alla scadenza del 26 dicembre, un nuovo rifiuto della DGE sancirebbe l’esclusione di Sonko dal processo elettorale. In altri termini, una questione amministrativa avrebbe un peso politico e sociale enorme. Soprattutto sapendo che le proteste in difesa di Sonko sono già degenerate in scontri di piazza con le forze dell’ordine, che sono costate la vita a più di 30 persone.
E mentre la saga giudiziaria continua, il Senegal resta con il fiato sospeso.