Diverse organizzazioni della società civile del Mozambico sono scese in piazza a Maputo in difesa della libertà di stampa giorni dopo l’uccisione di João Chamusse, giornalista e commentatore televisivo critico nei confronti del governo. Il reporter, 59 anni, è stato ritrovato la settimana scorsa nella sua abitazione senza vita e con evidenti segni di violenza sul corpo.
Il corteo si è svolto oggi nel centro della capitale mozambicana ed è stato indetto dall’associazione per la difesa della libertà di stampa Comunicação Social da África Austral (Misa Mocambique) per protestare contro «i nemici» del diritto a informare e «l’inazione delle autorità mozambicane davanti alle violenze nei confronti dei cronisti», come la stessa organizzazione riporta su Facebook.
L’iniziativa, a cui hanno preso parte anche altre realtà della società civile locale, come il Centro para Democracia e Direitos Humanos (CDD), si è conclusa con la consegna alla procura generale della Repubblica di una petizione per mettere fine all’impunità nei crimini contro i giornalisti.
La manifestazione è stata convocata con uno specifico riferimento alla vicenda di Chamusse, giornalista con una più che ventennale carriere alle spalle, cominciata a fine anni ‘90 dopo un’iniziale formazione come pilota d’aereo commerciale. Il cronista commentava le vicende politiche del paese per l’emittente Tv Sucesso, spesso in modo ironico, e lavorava come direttore per il quotidiano online Ponto por ponto.
Stando a quanto riferito dalla polizia mozambicana, nell’ambito delle indagini per la morte dell’uomo è stato già arrestato un sospettato, un vicino del giornalista. Indiscrezioni della stampa locale riportano che, secondo la tesi degli inquirenti, non citata esplicitamente nelle comunicazioni ufficiali però, Chamusse sarebbe stato ucciso durante una lite scoppiata per questioni di inquinamento acustico.
Diversi gli elementi che non tornerebbero però, come evidenziato in un breve report sull’avvenuto stilato dal Cdd. Stando a quanto denunciato da famiglia e collaboratori di Chamusse, all’uomo sarebbero stati sottratti anche due telefoni cellulari e un computer. Prima di essere ucciso il reporter sarebbe stato inoltre costretto a recarsi nel suo ufficio, situato poco distante dalla sua casa nella provincia di Maputo, e secondo l’emittente Tv Sucesso sarebbe anche stato torturato.
La dinamica che avrebbe portato all’arresto del vicino secondo le indiscrezioni rilanciate dalla stampa non spiega molto in merito a questi due aspetti. La famiglia del vicino sospettato ha espresso molti dubbi su delle sue eventuali responsabilità nella faccenda. Nel documento del CDD si fa riferimento al probabile coinvolgimento di «squadroni della morte» al soldo del governo.
Le tensioni post-elettorali
L’attuale contesto politico mozambicano contribuisce ad alimentare sospetti. Nei suoi ultimi interventi Chamusse aveva attaccato l’esecutivo del presidente Filipe Nyusi per le irregolarità e le frodi che si sarebbero verificate durante le elezioni locali che si sono tenute a ottobre. Nonostante le massicce proteste e i ricorsi in sede legale di opposizioni e società civile, Frelimo, il partito che guida il Mozambico dall’indipendenza, promulgata dal Portogallo nel 1975, è stato dichiarato vincente nella stragrande maggioranza dei comuni dove si è votato.
La giustizia di Maputo ha accolto alcuni degli appelli contro i risultati e ha fatto ripetere le consultazioni in quattro municipi. Il partito di maggioranza ha comunque riottenuto il maggior numero dei consensi. Poco prima di morire Chamusse aveva definito «indegni» gli organi elettorali mozambicani. Una delle ultime prime pagine di Ponto por Ponto parlava di “colpo di stato” in merito al voto di ottobre.
CDD nel suo rapporto denuncia inoltre che nella storia del Mozambico si registrano diversi precedenti di omicidi di giornalisti e attivisti durante fasi di tensioni elettorali. Nel documento si citano i casi dell’avvocato franco-mozambicano Gilles Cistac, ucciso nel 2015, e dell’attivista e osservatore elettorale Anastacio Matavel, ucciso dalle forze di polizia una settimana prima delle elezioni del 2019. Per quest’ultimo omicidio sei poliziotti sono stati condannati fino a 24 anni di carcere.
Il Mozambico è 102esimo su 180 paesi nell’indice per la libertà di stampa elaborato ogni anno dall’organizzazione internazionale Reporter Sans Frontier (RSF). Maputo è migliorata di 14 posizioni rispetto all’anno precedente. La situazione nel paese è descritta comunque come «in preoccupante declino» sul portale della ong.