Il 2023 si è chiuso con 2.346 persone morte nel Mediterraneo centrale, secondo quanto riferito dall’OIM (Organizzazione internazionale per le migrazioni), 2.571 secondo una nota di Medici senza Frontiere.
Mentre il 2024 si è aperto, il 3 gennaio, con un naufragio a largo di Sfax, in Tunisia, con 35 vittime del mare. Tra Natale e quella data, le persone migranti morte e disperse al largo della Libia in quattro naufragi differenti erano già 108. Numeri, questi del 2023, che raccontano il dato peggiore di sempre, dal 2017.
Una conta che non si ferma, quella delle persone che perdono la vita in mare, alcune recuperate, altre per sempre disperse – 28.667 nel Mediterraneo dal 2014, riporta l’OIM -, altre ancora nemmeno registrate. Perché la conta continua a essere approssimativa, spesso basata sui racconti di chi invece è riuscito a sopravvivere, ad arrivare dall’altra parte della costa ambita.
Così, se nella rotta del Mediterraneo centrale si contano 974 persone migranti morte e 1.372 disperse secondo OIM, la ong Caminando Fronteras, che dal 2002 si occupa della difesa dei diritti delle persone e comunità migranti sulla frontiera occidentale euro-africana, nel suo report Monitoring the Right to Life 2023 racconta del tratto di mare che separa la Spagna e la frangia costiera che va dal sud del Senegal all’Algeria, dove lo scorso anno sarebbero morte 6.618 persone.
«18 vittime al giorno, numeri mai registrati prima, realmente terribili, che non possiamo normalizzare», commenta la ong. La stragrande maggioranza (6.007) ha perso la vita navigando verso le isole Canarie, il resto sulla rotta algerina (434), Stretto di Gibilterra (30) e Mare di Alboran.
In totale i morti in mare sono stati almeno 9.189.
Ai dati di chi non è riuscito a raggiungere altre coste a causa dei naufragi, si aggiungono i numeri delle persone che sono state intercettate e portate indietro in Libia: l’OIM sottolinea che sono state 17.025 nel 2023; 1.234 solo nella settimana dal 24 al 30 dicembre. Praticamente, tra Natale e Capodanno, la guardia costiera libica ha riportato indietro, in pochi, giorni, il 7% dell’intero anno.