La «più ignobile violazione della Costituzione della Guinea-Bissau che si sia mai vista». La Lega guineana dei diritti umani (LGDH) ha definito così la decisione dl governo del paese africano di vietare tutte le manifestazioni pubbliche sul territorio nazionale. L’esecutivo del presidente Umaro Sissoco Embaló ha motivato la decisione con la necessità di permettere lo svolgimento di alcune operazioni di polizia per il recupero di armi da fuoco che sarebbero sfuggite al controllo dello stato dopo un presunto tentativo di golpe avvenuto a inizio dicembre.
In un comunicato la Lega, fondata nel 1991 e costituita da migliaia di attivisti, ha sottolineato come la Costituzione guineana garantisca il diritto a manifestare e stabilisca che questo può essere revocato solo dall’Assemblea Nazionale in condizioni di stato di assedio o d’emergenza, che al momento non sono in vigore nel paese. L’organizzazione ha quindi chiesto all’esecutivo di cancellare la misura «immediatamente e senza condizioni». La LGDH ha inoltre richiesto alla Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (ECOWAS/CEDEAO) di far leva sugli strumenti giuridici previsti dal suo trattato per «obbligare» il governo a ristabilire l’ordine costituzionale.
La misura è stata comunicata alla cittadinanza dal commissario nazionale della polizia, Salvador Soares, come riporta l’emittente cattolica Radio Sol Mansi. Soares ha affermato che nel paese «non sussistono le condizioni dal punto di vista della sicurezza per lo svolgimento di qualsiasi evento pubblico» come marce e manifestazioni e ha pertanto vietato «tutti gli atti» di questo tipo che «mettano a repentaglio l’ordine, la tranquillità e la sicurezza pubblica del popolo guineano su tutto il territorio nazionale».
Lo scioglimento di Parlamento e governo
La misura è stata emessa alla luce di «voci circolate sui social media» rispetto a una protesta organizzata in settimana dalla Plataforma Aliança Inclusiva (PAI-Terra Ranka) e da un altro movimento della società civile. La PAI ha vinto le elezioni legislative dello scorso giugno e ha già tentato di scendere in strada la settimana scorsa per protestare contro lo scioglimento prima del parlamento e poi del governo che sono stati imposti da Embaló nelle ultime settimane.
Nell’occasione citata la polizia ha disperso ancor prima che iniziasse il corteo, con il lancio di gas lacrimogeni, gli attivisti che si erano ritrovati nella capitale Bissau. Il capo di stato ha istituito adesso un esecutivo di iniziativa presidenziale che è composto sia da membri della maggioranza che dell’opposizione.
Stando alla ricostruzione del capo della polizia Soares, il divieto alle proteste è stato imposto anche perché le forze di sicurezza sono alle prese con la ricerca delle armi da fuoco che sarebbero state sottratte durante il presunto tentativo di golpe che si è svolto a inizio dicembre. L’equipaggiamento in questione sarebbe ora in mano di soggetti non identificati, che si sarebbero resi protagonisti di alcune sparatorie nei giorni scorsi.
A distanza di circa un mese e mezzo, le dinamiche di quello che Embaló ha definito un colpo di stato non sono ancora chiare. Stando alle ricostruzioni di media locali e internazionali, fra il 30 novembre e il primo dicembre, elementi della guardia nazionale e della guardia presidenziale si sono affrontati a Bissau dopo che i primi avrebbero tentato di far evadere due ex ministri in carcere, l’ex titotare dell’economia Suleimane Seidi e l’ex segretario di stato al tesoro António Monteiro.
Gli scontri a fuoco sono terminati con l’arresto del comandate della guardia nazionale Victor Tchonga. Per quanto ancora opachi, i fatti in questione hanno spinto il presidente a sciogliere il parlamento, accusato di essere in qualche misura complice con i militari insubordinati.
L’altro fallito golpe del febbraio 2022
Quanto avvenuto a dicembre ripota alla mente un altro controverso tentativo di rovesciamento che era avvenuto a febbraio 2022 e che era stato attribuito all’iniziativa di elementi legati al traffico internazionale di stupefacenti, di cui la Guinea-Bissau è uno snodo fondamentale. Anche in quell’occasione Embaló aveva poi sciolto il Parlamento.
Il peso specifico sulla realtà guineana dell’economia illegale connessa al commercio degli stupefacenti, in modo particolare nel contesto della rotta che va dall’America Latina e che porta in Europa, è ritenuto molto rilevante da analisti concordanti. Stando a dati dell’ONU, nel paese il 64% della popolazione vive una condizione di povertà multidimensionale dal punto di vista sanitario, dell’istruzione e degli standard di vita.