Human Right Watch, nel suo rapporto annuale denuncia come nei paesi del Corno d’Africa nel 2023 si sia assistito a atrocità dilaganti in tempo di guerra e gravi crisi umanitarie, con una scarsa o insufficiente assistenza internazionale.
In particolare, come denunciato di recente anche dal direttore dell’Organizzazione mondiale della sanità, i conflitti in Sudan ed Etiopia hanno avuto e continuano ad avere un impatto devastante sulla popolazione civile, provocando massicce perdite di vite umane, distruzione di proprietà, rifugiati e sfollati su larga scala.
Invece di considerare queste crisi come priorità, evidenzia il rapporto, i governi occidentali e altri molto influenti, le Nazioni Unite e gli organismi regionali hanno ripetutamente perseguito interessi propri a breve termine, a scapito di soluzioni orientate alla difesa dei diritti basilari delle popolazioni.
«Il Sudan e l’Etiopia forniscono esempi agghiaccianti di forze governative e gruppi armati che si fanno beffe del diritto internazionale con scarse conseguenze per le loro azioni», ha dichiarato Mausi Segun, direttore per l’Africa di Human Right Watch.
E ha aggiunto: «È necessaria una maggiore azione globale e regionale per proteggere i civili e porre fine al ciclo di abusi e impunità che mettono a rischio la vita della gente».
Sul fronte dei conflitti si sottolinea che in Sudan, da aprile 2023, gli scontri tra l’esercito e le Forze di supporto rapido (RSF), un tempo alleati contro il regime dell’autocrate Omar Hassan El-Bashir, hanno avuto conseguenze disastrose per milioni di civili.
Le parti in guerra hanno ripetutamente utilizzato armi pesanti e bombardamenti in aree densamente popolate e distrutto centinaia di infrastrutture sanitarie ed educative.
Alcuni degli abusi più gravi si sono verificati nel Darfur occidentale, dove le RSF e le milizie alleate hanno deliberatamente preso di mira i civili non arabi, commettendo omicidi di massa, violenze sessuali e incendi dolosi diffusi in tutte le città.
Nella vicina Etiopia, inoltre, dopo che le parti in conflitto in Tigray, nel nord del paese hanno firmato un accordo di cessazione delle ostilità nel novembre 2022, i limitati sforzi internazionali per intervenire con aiuti umanitari e porre fine agli abusi si sono rapidamente dissipati e migliaia di persone sono alla fame.
Ѐ di ieri la notizia della morte per fame di 216 persone, per lo più giovani e bambini. Le autorità tigrine chiedono un intervento urgente, avvertendo che la regione è sull’orlo di una carestia su vasta scala, ma il governo centrale di Addis Abeba nega che la carestia sia imminente, affermando che sta lavorando per fornire aiuti.
Invece di intervenire, partner dell’Etiopia, inclusi gli Stati Uniti, l’Unione Europea e i suoi stati membri, hanno iniziato a normalizzare le relazioni con il governo federale, nonostante i crimini contro l’umanità e altri gravi abusi, in particolare negli stati-regione Amhara e Tigray.
I conflitti e gli eventi catastrofici legati alla crisi climatica hanno causato inoltre lo sfollamento di milioni di persone in tutta la regione.
Le forze eritree, tuttora presenti nel nord del Tigray, hanno impedito agli aiuti umanitari di raggiungere le comunità dei tigrini sotto il loro controllo, mentre pesanti combattimenti, frequenti interruzioni delle telecomunicazioni e attacchi agli operatori umanitari hanno limitato le operazioni di soccorso in Amhara.
La risposta del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite alle devastanti distruzioni e agli enormi flussi di sfollati, specie in Etiopia e Sudan, ribadisce HRW, è stata del tutto insufficiente, e Algeria, Mozambico e Sierra Leone, i tre paesi africani che ne fanno parte, non hanno promosso alcuna significativa misura in merito alla protezione delle popolazioni sfollate.