Il Consiglio costituzionale del Senegal ha dato la lista definitiva dei candidati alle elezioni presidenziali del 25 febbraio.
Gli “idonei” sono 20, tra cui il primo ministro Amadou Bâ, designato dal presidente uscente Macky Sall che ha completato due mandati. Via libera anche agli ex capi di governo Idrissa Seck e Abdallah Dionne, al già sindaco di Dakar Khalifa Sall e a Bassirou Diomaye Faye, quest’ultimo è il candidato del partito di opposizione Pastef (dissolto nel luglio del 2023) in sostituzione del leader Ousmane Sonko.
Come era scontato, Sonko non risulta nella lista. Negli ultimi due anni, l’uomo simbolo dell’opposizione (arrivato terzo alle presidenziali del 2019) è rimasto invischiato in una serie di accuse e processi che lo hanno messo fuori gioco. Lo scorso giugno è stato condannato a due anni di prigione per violenza su minore e ad altri 6 mesi per diffamazione. È inoltre accusato di insurrezione, associazione a delinquere, attentato alla sicurezza dello stato.
Sonko si è sempre difeso sostenendo di essere vittima di un complotto per impedirgli di presentarsi alle presidenziali.
Ma i guai per il dissolto Pastef (Patrioti africani del Senegal per il lavoro l’etica e la fraternità) non finiscono qui. Anche il candidato-bis Diakhar Faye, che è uno dei fondatori di Pastef, è in carcere in attesa di giudizio dall’aprile del 2023 per oltraggio a magistrato. Secondo l’accusa, con un post su Facebook avrebbe attaccato la magistratura.
Ora Faye, 43 anni, ispettore delle imposte uscito dalla Scuola nazionale di amministrazione di Dakar, rischia di fare la campagna elettorale dal carcere.
Secondo il costituzionalista Babacar Guèye, sento dall’agenzia Afp, «la legge non prevede disposizioni per un candidato in questa situazione, a meno che il presidente Sall non intervenga», consentendogli di uscire momentaneamente di prigione.
Nella lista dei candidati manca anche il nome di Karim Wade, figlio dell’ex presidente Abdoulaye Wade, al potere dal 2000 al 2012. È stato escluso a causa della doppia nazionalità, anche se sembrava aver avviato le procedure per rinunciare alla nazionalità francese.