Un tentativo di ricomporre la crisi politica in Senegal innescata il 3 febbraio dal rinvio delle elezioni presidenziali – dal 25 febbraio al 15 dicembre – decretato dal presidente uscente Macky Sall e approvato dai tre quinti del parlamento.
È questo lo scopo della visita odierna nel paese di Bola Tinubu presidente della Nigeria e presidente di turno della Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale (CEDEAO/ECOWAS) che finora si è limitata a chiedere al governo del Senegal di «ristabilire urgentemente il calendario elettorale».
Al presidente Tinubu risuonerà negli orecchi la presa di posizione del Forum della società civile dell’Africa dell’ovest (FOSCAO/WACSO) cui fanno riferimento migliaia di organizzazioni. In un comunicato in forum afferma che «si tratta un colpo di stato costituzionale e come tale va considerato, evitando trattamenti a geometria variabile. Per questo chiediamo alla CEDEAO e all’Unione africana di agire rapidamente e di utilizzare la stessa energia profusa per condannare i colpi di stato militari in Mali, Burkina Faso e Niger».
In questi giorni si sono tenute in tutto il paese manifestazioni che in alcuni casi sono giunte a contatto con le forze dell’ordine: si contano 3 morti tra i manifestanti. E «266 persone sono state arrestate», secondo la coalizione di opposizione che fa capo a Diomaye Faye candidato presidente su indicazione di Ousmane Sonko, figura simbolo delle forze anti Macky Sall messo fuori gioco da procedure giudiziarie.
Amnesty International giudica la situazione «estremamente inquietante» e ritiene «totalmente sproporzionata la reazione delle forze di sicurezza di fronte ai manifestanti»
Una nuova mobilitazione è prevista per domani. Ad organizzarla il collettivo della società civile Aar Sunu Election (“Proteggiamo la nostra elezione”) che si dice convinto che di fronte alla repressione «è necessaria una strategia di lotta cittadina. La disobbedienza civile è un’arma che utilizzeremo per ristabilire la legalità costituzionale».