Joséphine Baker è stata danzatrice, cantante, attrice di cinema e teatro, agente sotto copertura dei servizi segreti francesi durante la seconda guerra mondiale, militante anti-razzista. Nasce nel 1906 a Saint-Louis, la città sul fiume Missisipi dove si balla «per riscaldarsi dal freddo» e approda per la prima volta in Francia nel 1925. Sceglie il paese europeo «che ha fatto di me ciò che sono, mettendo da parte tutti i pregiudizi», come patria.
Oltre ai successi e la fama, Parigi ricambierà ufficialmente il 30 novembre 2021 inserendola, a 46 anni dalla morte, nel Pantheon che accoglie i resti delle figure che hanno segnato la storia francese. Prima donna nera e di spettacolo ad accedere al mausoleo. Le memorie contenute nel libro sono state affidate al giornalista e scrittore francese Marcel Sauvage nel corso di una serie di colloqui che si sono svolti fra il 1926 e il 1949.
Nel testo si rincorrono episodi incredibili – dalla gavetta negli Stati Uniti allo scintillio e la consacrazione dei palchi parigini, passando per i pericolosi cieli della seconda guerra mondiale – ma anche testimonianze e confessioni da cui emerge una profonda auto consapevolezza e una grande capacità di lettura della realtà. Restano impresse, sottofondo di tutto, le parole dedicate al suo ballo «leale e purissimo, che deve testimoniare davanti a Dio, che è ugualmente Dio degli uomini bianchi, neri, gialli o rossi (..) che esiste una gioventù libera, sempiterna, e sempre esiste, malgrado tutto, una semplice e grande gioia di vivere che nessuno può fermare».