La Libia rischia di diventare un gigantesco campo di rifugiati, incrementando il traffico di esseri umani e il numero di coloro che tentano di raggiungere l’Europa via mare. Con il rischio di un conseguente disastro umanitario.
Ad alimentare il flusso di disperati nel paese nordafricano sono due condizioni: l’abrogazione, lo scorso novembre, da parte della giunta militare golpista del Niger, della legge che criminalizzava il favoreggiamento dell’immigrazione illegale, e la guerra in Sudan, che in 10 mesi ha provocato oltre 9 milioni di sfollati interni e rifugiati, e costretto alla fame circa 25 milioni persone.
Su quest’ultimo fronte, in particolare, stanno sollevando allarme le notizie di centinaia di migliaia di rifugiati sudanesi entrati in Libia attraverso i confini con Ciad ed Egitto.
Il quotidiano Sudan Tribune riporta l’allarme lanciato da Malik Al-Digawi, funzionario del programma di ritorno umanitario volontario dalla Libia, che stima in oltre 400mila i rifugiati arrivati in condizioni umanitarie “miserabili” a Kufra, città al confine con il Ciad.
Ma, fa sapere l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM), il numero effettivo potrebbe essere addirittura il doppio.
Con una popolazione di 60mila abitanti, Kufra non ha la capacità di accogliere l’afflusso di rifugiati, alcuni dei quali sono ospitati da famiglie sudanesi residenti in città. Ma, finora, fa sapere il portavoce del consiglio comunale, Abdallah Suleiman, “i due governi della Libia non hanno adottato alcuna misura specifica per affrontare la crisi”.
Molti rifugiati sono concentrati anche nella capitale Tripoli, dove alcuni dormono fuori dal quartier generale dell’UNHCR nella speranza di poter presentare domanda di asilo.
“Temiamo che i rifugiati tentino pericolose traversate marittime verso l’Europa se perdono la speranza di ottenere la registrazione ufficiale”, ha affermato Al-Digawi, sottolineando la tragica morte di decine di migranti sudanesi in mare la scorsa settimana.
La Libia, oggi più che mai non può essere considerato un paese sicuro nel quale respingere o trasferire le persone migranti dirette in Europa, così come stabilito nei giorni scorsi da una sentenza della Corte di Cassazione italiana, che ha confermato la condanna del capitano di un rimorchiatore italiano, l’Asso 28, che nel 2018 aveva salvato 101 migranti da un gommone riportandoli in Libia.