Secondo l’Education Finance Watch 2023 dell’UNESCO, pubblicato qualche giorno fa, la spesa per l’istruzione dei governi africani in percentuale del Pil è rimasta ferma a meno del 4%.
Questo dato giunge mentre la scorsa settimana l’Unione Africana (UA) ha dichiarato ufficialmente il 2024 “Anno dell’istruzione”, invitando tutti i governi ad accelerare gli investimenti nell’istruzione – anche a fronte di crisi economiche, sociali, climatiche e di salute pubblica – per raggiungere uno sviluppo sostenibile.
Crescita a rilento
Ma gli ultimi dati mostrano che la spesa si è mantenuta al 3,7% del Pil tra il 2012 e il 2021, crescendo complessivamente, in questo periodo, di circa il 28,5%, fino a raggiungere i 158 miliardi di dollari. La crescita della spesa ha superato di poco la crescita della popolazione, pari al 27% nello stesso periodo.
Dei 54 paesi, solo 12 hanno dedicato all’istruzione almeno il 15% della spesa pubblica totale e almeno il 4% del Pil, il parametro minimo di riferimento internazionale.
Meglio la regione meridionale
Tra le regioni dell’UA, la spesa mediana procapite è risultata più bassa nelle regioni centrali, orientali e occidentali (tra i 70 e i 90 dollari), mentre la regione meridionale ha speso il doppio (186 dollari nel 2021).
Il rapporto ha stimato che sono necessari altri 77 miliardi di dollari all’anno perché i paesi africani possano raggiungere gli obiettivi educativi nazionali e fornire un’istruzione di qualità a tutti.
Tuttavia, nonostante questa necessità, gli aiuti allo sviluppo per l’istruzione nell’Africa subsahariana sono diminuiti del 23% nell’ultimo anno registrato.
Detto ciò, per l’UNESCO si sono ottenuti anche risultati importanti. Nell’Africa subsahariana, la popolazione che non frequenta la scuola a livello primario e secondario è scesa dal 44% nel 2000 al 29% nel 2020. Durante questo periodo, il tasso di alfabetizzazione giovanile nella regione subsahariana è aumentata dal 66% al 77,5% e il tasso di alfabetizzazione degli adulti dal 52,6% al 64,3%.
