Una settimana dopo aver sciolto, senza fornire spiegazioni, il governo, e sotto la pressione di uno sciopero generale indetto da tutti i sindacati, il presidente ad interim della Guinea Mamady Doumbouya ha nominato un nuovo primo ministro.
Si tratta di una figura politica ben nota nel paese fin dagli anni ’90: l’ex leader dell’opposizione Mamadou Oury Bah, presidente dell’Unione Democratica per il Rinnovamento e il Progresso (UDRP).
Bah, 65 anni, è rientrato in Guinea nel 2016 dopo quattro anni in esilio in Francia. L’allora presidente Alpha Condé lo aveva graziato, sollevandolo dalle accuse di essere implicato in un attacco alla sua abitazione avvenuto nel 2011.
Nel suo primo intervento pubblico Bah Oury – così è popolarmente conosciuto – ha chiesto ai sindacati di sospendere le proteste, invitandoli al dialogo «per risolvere le grandi sfide gradualmente, passo dopo passo».
Un appello cui è seguita la scarcerazione del segretario generale del Sindacato dei professionisti della stampa, Sékou Jamal Pendessa, arrestato a gennaio nel corso di una protesta e condannato nei giorni scorsi a sei mesi di carcere.
Il suo rilascio era una delle principali richieste dei sindacati, che quindi hanno revocato la protesta.
Lo sciopero generale ha segnato comunque una svolta nei consensi alla giunta militare che nel settembre 2021 rovesciò il presidente Condé, da poco rieletto per un contestato terzo mandato.
I sindacati di tutti i settori, pubblici e privati, hanno cavalcato il malcontento della popolazione per il rialzo dei prezzi dei generi di prima necessità e l’alto costo della vita.
Lo sciopero, iniziato il 26 febbraio, aveva paralizzato il paese e gli scontri con la polizia avevano causato due morti.
Come prima cosa il nuovo primo ministro si è visto dunque chiamato a promuovere una riconciliazione sociale, compito questo che non gli è nuovo, visto che nel 2007 era stato ministro della Riconciliazione in un governo di consenso.
Ma l’economista dovrà anche occuparsi di rimettere in sesto le casse statali, colpite dalle sanzioni imposte dopo il golpe dalla Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale (CEDEAO/ECOWAS), e allentate solo pochi giorni fa.
E questo in un contesto politico non certo sereno. Il primo passo sarà la creazione di un nuovo governo che dovrebbe portare il paese a elezioni tra 10 mesi, quando scadrà il periodo di transizione di 24 mesi stabilito dalla giunta sotto pressione della CEDEAO.