Africa domani, il manifesto della società civile - Nigrizia
Editoriali Politica e Società Unione Africana
L'editoriale di marzo 2024
Africa domani, il manifesto della società civile
01 Marzo 2024
Articolo di Redazione
Tempo di lettura 3 minuti
(Credit: Stefan Magdalinski/CC BY-NC 3.0 DEED)

Forse è il caso di iniziare a informarsi, e di limitarsi a rilanciare. Invece di pensare costantemente in che direzione dovrebbe muoversi l’Africa, conviene tendere l’orecchio e accogliere le prospettive che vengono dal continente e che le organizzazioni locali stanno già disegnando dal basso.

Perché la società civile in Africa c’è, e ha già avviato un percorso di dialogo con le istituzioni, per quanto fragili e divise, del continente.

Ce ne saremmo già dovuti accorgere a gennaio, quando in occasione dell’annuncio del Piano Mattei da parte del governo Meloni, 79 organizzazioni africane avevano lanciato un appello in sette punti per ripensare iniziative rivolte all’Africa, tenendo in considerazione le priorità della regione.

A partire dall’effettivo coinvolgimento delle realtà che operano sui territori e dalla loro visione. E dal riconoscimento del fatto che bisogna lavorare per affrontare una crisi climatica. E che, quindi, un Piano che prevede fra i suoi assi centrali lo sfruttamento dei combustibili fossili semplicemente non va bene.

L’Italia “hub energetico europeo” immaginata dal governo Meloni è poco compatibile con il mondo degli Accordi di Parigi e degli impegni sottoscritti alla Cop28. L’Africa ci ha tenuto a ricordarcelo.
Ma la società civile africana non è rivolta solo a ciò che si trova al di fuori della regione. Se così fosse sarebbe il paradossale specchio del nostro sguardo che fruga dentro il continente.

Lo dimostra un nuovo appello inviato all’Unione Africana nei giorni in cui l’organismo si riuniva ad Addis Abeba per il suo vertice annuale. Il documento è a firma dell’African Movement Building Space, una rete di circa 40 organizzazioni dall’Africa australe, occidentale e meridionale ancora in via di consolidamento. Ma che comprende al suo interno diverse associazioni che hanno firmato la missiva giunta a Roma a gennaio. Un appello, si diceva, ma a leggerlo bene sembra più un manifesto politico.

«Lo presentiamo – si legge nel documento – con un profondo senso di dovere e responsabilità verso il futuro del continente africano». E poi: «Questa dichiarazione espone le aspirazioni e gli impegni del popolo africano, delineando il percorso che l’Africa deve intraprendere per la sua prosperità e autonomia. Affermiamo la necessità fondamentale per la regione di tracciare il proprio destino, un viaggio definito dall’autosufficienza, dall’unità e da una visione condivisa per il futuro».

Il testo è diviso in 11 sezioni: energia; giustizia economica; giustizia del debito; giustizia fiscale; istruzione; libertà di movimento; democrazia e stato di diritto; adattamento; sovranità alimentare; giustizia di genere e inclusione; pace, sicurezza e stabilità.

Per ogni settore si rilevano le criticità. I 600 milioni di cittadini africani che non hanno accesso all’energia; i 23 paesi in crisi debitoria; le leggi anti-LGBTQ+ approvate di recente in almeno 6 paesi.

Poi, però, si passa alle proposte. Con cui si invita l’UA ad agire in modo più efficace e gli stati membri a impegnarsi per gli obiettivi stabiliti nell’Agenda 2063 dell’organismo. Perché le classi dirigenti locali non fuggano alle loro responsabilità. Ma, soprattutto, alla possibilità di impiegare strumenti, che in parte già ci sono, per valere davvero nell’agone internazionale.


Cop28

Si è svolta a Dubai dal 30 novembre al 13 dicembre 2023. Chi ha voluto leggerci un risultato positivo segnala che, in 28 anni di conferenze Onu per il contrasto del cambiamento climatico, non era mai successo che l’uso di tutti i combustibili fossili, cioè la principale causa del riscaldamento globale, fosse citato esplicitamente negli accordi finali.

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