Aumenta l’instabilità in Ciad all’indomani dell’annuncio della data delle elezioni, fissate al 6 maggio, che dovrebbero portare nello stato dell’Africa centrale un governo costituzionale, tre anni dopo la presa del potere da parte dei militari.
Ieri pesanti colpi di arma da fuoco hanno scosso la capitale N’Djamena, vicino al quartier generale di un partito di opposizione, il Partito Socialista senza Frontiere (PSF), la cui sede è stata isolata dalle forze di sicurezza.
La mattina all’alba le forze di sicurezza hanno sparato a un gruppo di oppositori nei pressi della sede dell’intelligence (National Agency for State Security – ANSE) uccidendo un numero ancora imprecisato di persone. Il ministro della Comunicazione Abderaman Koulamalla sostiene che l’agenzia sia stata attaccata da rappresentanti del PSF e che ci sono stati “diversi morti”.
Secondo alcuni media locali tra le persone uccise ci sarebbe anche il leader del partito, Yaya Dillo, cugino del presidente di transizione Mahamat Idriss Deby Itno e suo feroce avversario. La notizia però al momento non ha trovato conferma.
Non è chiaro nemmeno se Dillo sia tra gli arrestati, ma in un post su Facebook mercoledì mattina scriveva che i militari erano venuti a prenderlo nella sede del suo partito.
Il governo ha affermato che l’attacco all’intelligence è avvenuto in seguito all’arresto di un membro del PSF, Ahmed Torabi, accusato d’aver tentato di assassinare il presidente della Corte Suprema Samir Adam Annour il 19 febbraio.
Fonti di stampa locali riferiscono che i parenti di Torabi e altri membri del partito si erano recati al quartier generale dell’ANSE quando avevano saputo che anche lui era stato ucciso dai militari, con l’intenzione di recuperarne il corpo.
Il partito nega decisamente entrambe le azioni, sostenendo di essere vittima di un’intimidazione, nel timore di una sua vittoria elettorale.
Subito dopo gli scontri Internet e le linee telefoniche sono state interrotte in gran parte del paese, e veicoli militari pesantemente armati pattugliano la capitale.
Ma la situazione appare ancora confusa. L’edizione francese di Agenzia Nova ieri parlava di un tentativo di golpe in corso, scrivendo che “un gruppo di soldati si sarebbe diretto verso il palazzo presidenziale di N’Djamena nel tentativo di prenderne il controllo”. E di “violenti scontri nella capitale tra le forze armate fedeli al presidente di transizione e i dissidenti guidati dall’avversario politico Yaya Dillo”.
Secondo il quotidiano indipendente Tchad One, il generale Saley Deby, un parente stretto del leader della giunta ciadiana, era stato braccato e successivamente arrestato e “portato alla presidenza”. Saley si era unito al PSF all’inizio di febbraio, dopo aver lasciato la giunta al potere. Le forze armate sono alla ricerca di altre figure dell’opposizione.
Nell’aprile 2021 Mahamat Idriss Deby Itno ha preso il posto del padre, Idriss Deby Itno, al potere da tre decenni, dopo che questi era stato ucciso in una battaglia contro i ribelli, pochi giorni dopo aver ottenuto un sesto mandato in un’elezione boicottata dall’opposizione.
Mahamat ha promesso di riportare il paese al governo civile, ma ha ritardato l’operazione di oltre due anni. Gli oppositori denunciano la parzialità della commissione elettorale e i timori di una nuova estensione della dinastia Déby, sostenuta dalla Francia.