C’è sempre stato qualcosa di mistico (e di mitico) nelle varie guerre che il Mozambico, soprattutto nella sua parte settentrionale, ha dovuto sopportare: dalla lotta di liberazione concentrata a Cabo Delgado, Niassa e poi Tete, fino a quella dei “16 anni” (la guerra civile della Renamo) e al conflitto odierno, contro il terrorismo di matrice islamica, concentrato a Cabo Delgado.
Questo alone di misticismo è legato essenzialmente alla presenza dei Naparama, una forza locale armata di arco e freccia che, durante la guerra dei 16 anni aveva dato un contributo alla lotta contro la Renamo. La prerogativa che andava sbandierando era che, mediante una sorta di vaccino tradizionale, insieme a rituali magici tradizionali, i suoi effettivi risultassero immuni dalle pallottole del nemico…Un’illusione che è poi svanita assai presto, se è vero che il suo stesso ideatore, Manuel António, della provincia della Zambézia, morì egli stesso in combattimentio nel 1991. L’alone di misticismo, tuttavia, è rimasto, e anche nella guerra di Cabo Delgado i Naparama sono apparsi nuovamente, insieme e in parallelo alle milizie locali “classiche”.
Milizie locali e debolezza dell’esercito
Come nel passato, anche questa volta le milizie locali rappresentano una risposta endogena a una situazione di debolezza, o sarebbe meglio dire di disperazione, da parte di comunità locali che non si sentono tutelate dallo Stato. Queste milizie popolari si sono costituite in territorio Makonde, terra del presidente Nyusi, che ha subito alcuni attacchi piuttosto significativi e dai più inaspettati. Nessuno, infatti, all’inizio, aveva pronosticato che i ribelli potessero avere la sfrontatezza di attaccare postazioni “sacre” della nazione mozambicana, per di più con uno dei più importanti comandi militari a livello nazionale, quello di Mueda, con tanto di base aerea.
Macomia, Nangade e altri centri più o meno grandi sono stati infatti oggetto di attacchi continui intorno al 2021-2022, provocando una fuga in massa di rifugiati verso la più sicura Mueda. La situazione ha spinto gli antichi combattenti della guerra dei 16 anni a rimboccarsi le maniche, impugnare vecchi AKM di fabbricazione sovietica e fronteggiare il nuovo pericolo. Se, coi Naparama, il Frelimo aveva sempre mostrato un certo sospetto, a causa della loro componente “magica”, con gli antichi combattenti Makonde di provata fede frelimista la faccenda ha assunto subito contorni differenti.
Vecchi e giovani, nonni, padri e nipoti hanno ricomposto una sorta di esercito parallelo, che il presidente Nyusi ha dovuto accettare di buon grado. Dopo la loro rinascita (intorno al 2021-2022), sono stati supportati, ma sarebbe meglio dire inquadrati, all’interno dell’Associazione degli Antichi Combattenti della Lotta di Liberazione Nazionale, punto di riferimento del ministero degli antichi combattenti, monopolio dei Makonde. Nyusi ne ha anche premiati 235, a inizio 2022, con la medaglia al merito militare, in una cerimonia nel giorno degli eroi mozambicani, il 3 febbraio.
Eroi per forza
Ma non sono tutte rose e fiori…Anzi, soprattutto prima della loro ricostituzione, nell’altopiano dei Makonde si respirava un’aria pesante nei confronti di un governo incapace di fronteggiare il terrorismo, e di un esercito per lo più assente, come dimostrato anche dagli ultimi attacchi avvenuti nel 2024. Il governo ha deciso di offrire uniformi e armi alle milizie locali (ma non un salario, almeno ufficialmente); esse sono state utili soprattutto in due momenti: quando, nei distretti Makonde, l’esercito regolare non riusciva a dare risposte agli attacchi dei terroristi; e quando le truppe del Rwanda e della Comunità di sviluppo dell’Africa meridionale (SADC – Missione SAMIM) hanno iniziato a operare, e necessitavano di aiutanti locali, conoscitori del territorio e delle tattiche di guerriglia.
Tuttavia, come sovente accade in simili circostanze, queste milizie si sono quasi sostituite alle deboli autorità locali. Armate e investite dal prestigio che il presidente della repubblica ha loro conferito, in diversi casi hanno fermato e aggredito giovani trovati a rincasare dopo le 20.00 (ora del coprifuoco) soprattutto a Nangade, provocando ferimenti molti gravi, rimasti naturalmente impuniti. E sono rispuntati i Naparama, sempre intorno al 2022: ma non in territorio Makonde, bensì nel sud della provincia di Cabo Delgado, nel distretto di Namuno, in prevalenza di etnia Makhuwa. Ma anche questa volta la loro ipotetica invincibilità derivante da pratiche magiche sembra sia stata ben presto infranta: un video divulgato dallo Stato Islamico ne ha infatti ritratti 31 imprigionati, di cui 14 giustiziati sommariamente ed esposti al pubblico, quale simbolo di una violenza che né le forze locali di Cabo Delgado, né i nuovi Naparama sembrano in grado di arrestare.