Un fallimento annunciato. Con questo titolo, ActionAid e Openpolis riassumono il monitoraggio del report Centri d’Italia. Il lavoro di mappatura che portano avanti da quasi due anni su una piattaforma online dove continuano ad aggiornare i dati del sistema accoglienza italiano che, per il 60%, vede prevalere i CAS, Centri di accoglienza straordinaria, rispetto ai SAI, sistema accoglienza diffusa.
Un sistema sempre più caotico amministrativamente, segnato da bandi deserti, ripetuti, e una crescita esponenziale di affidamenti diretti. Nel 2023 due terzi (66%) dei contratti per l’accoglienza è stato assegnato in affidamento diretto, contro il 35% del 2020. Con contratti da 83,1 milioni di euro nei soli primi 8 mesi del 2023, oltre 5 volte l’importo raggiunto in tutto il 2020 (16,3 milioni), a scapito della trasparenza.
Un lavoro, questo di ActionAid e Openpolis che anticipa come ogni anno quello ministeriale che doveva pubblicare i dati 2022 in una relazione sull’accoglienza prevista per il 30 giugno dello scorso anno, non ancora pervenuta.
Un lavoro di trasparenza, comune per comune, che mette in evidenza come il susseguirsi dei decreti del governo Meloni e il famoso “stato di emergenza” causato dagli sbarchi hanno finito per regolarizzare per legge prassi illegittime che di fatto ledono il diritto delle persone migranti, anche minori d’età.
Il governo infatti con il susseguirsi normativo ha ridotto la qualità della vita già discutibile che si vive nei CAS, tagliando servizi e smantellando un sistema basico di diritti all’accoglienza. Basti pensare che chi chiede asilo non accede più al sistema di accoglienza diffuso dei SAI ma va a finire direttamente nei CAS, che hanno aumentato la loro capienza, passando da una media di 266 a 335 posti per centro.
Se chi arriva non trova posto nei CAS viene mandato nei già sovraffollati CPA, Centri prima accoglienza, cui si affiancano non meglio definite “strutture temporanee” in cui non è previsto praticamente nulla, non un accompagnamento all’autonomia, non una presa in carico. Una situazione di nebulosa cui si aggiunge la completa assenza di trasparenza delle assegnazioni.
E, a proposito di fatti inediti e preoccupanti, il report segnala come nei primi mesi del 2023 siano stati 50 i bandi CAS per minori stranieri non accompagnati (MSNA), nel 2020 erano solo 3. Anche qui con assegnazioni dirette.
E l’aberrante realtà dei MSNA sistemati in centri per adulti, luoghi che di certo facilitano il compito degli uffici territoriali del governo che non riescono a trovare strutture adeguate a un’accoglienza protetta, ma che di certo non rispondono al diritto del minore cui, secondo la legge Zampa, deve essere garantito un percorso.