Debiti e prestiti frenano la fuga in avanti dei golpisti del Sahel
Burkina Faso Economia Mali Niger
Per Mali, Niger e Burkina Faso allontanarsi dall’orbita economica della CEDEAO significa perdere fonti sicure di finanziamenti
Debiti e prestiti frenano la fuga in avanti dei golpisti del Sahel
Nonostante l’uscita dalla Comunità economica dell’Africa Occidentale Mali, Burkina Faso e Niger sanno di non poter rinunciare ai prestiti che li legano a banche di sviluppo e fondi regionali
26 Marzo 2024
Articolo di Rocco Bellantone
Tempo di lettura 3 minuti
Banconota della Banca Centrale dell'Africa Occidentale (BCEAO) del valore di 10mila franchi CFA

Dopo l’annuncio dell’uscita dalla CEDEAO/ECOWAS a fine gennaio molti analisti si sono domandati quanto le giunte militari al potere in Mali, Burkina Faso e Niger si sarebbero spinte oltre nella loro strategia isolazionista nella regione in cui il loro peso, in termini di Pil, è abbastanza risicato, pari a non più dell’8%.

A quasi due mesi di distanza dallo strappo dalla Comunità economica dell’Africa Occidentale, e a otto dalla firma della Carta Liptako-Gourma che ha sancito la nascita dell’AES (Alleanza degli stati del Sahel), la risposta rimane in sospeso.

Da una parte è la stessa CEDEAO a non voler inasprire lo scontro innescato dall’AES, come dimostra il rilevante alleggerimento delle sanzioni comunicato a fine febbraio nei confronti di Niger, Guinea e Mali, azione che non ha riguardato per il momento il solo Burkina Faso.

Dall’altra il cartello delle giunte golpiste è consapevole di non disporre di coperture economiche sufficientemente solide per rinunciare del tutto a investimenti e prestiti che ha ricevuto, e che potrebbe continuare a ricevere, dalle varie banche di sviluppo e fondi regionali.

Partiamo dalla BOAD, la Banca di sviluppo dell’Africa Occidentale i cui azionisti sono costituiti principalmente dagli otto stati membri dell’UEMOA (Unione economica e monetaria dell’Africa Occidentale) e della BCEAO (Banca centrale degli stati dell’Africa Occidentale).

Lo scorso primo marzo il presidente della BOAD Serge Ekué è stato ricevuto a Ouagadougou dal presidente ad interim del Burkina Faso Ibrahim Traoré. Ekué al termine della visita ha comunicato che il suo istituto proseguirà nella politica di investimenti in Burkina Faso.

Il 4 marzo, in occasione di una riunione del consiglio di amministrazione a Lomé, capitale del Togo, l’istituto ha infatti convalidato tre nuovi investimenti a favore del Burkina Faso per un totale di 59 miliardi di franchi CFA (90 milioni di euro).

Soldi attraverso cui verrà sostenuta l’agricoltura locale, in particolare il comparto del cotone, saranno garantiti incentivi alla Société d’exploitation des phosphates du Burkina e si contribuirà ai lavori di ampliamento di un collegamento stradale che attraversa la capitale del paese.

Veniamo ora alla BICD, la Banca per gli investimenti e per lo sviluppo della CEDEAO, che in Mali negli ultimi anni ha investito per garantire la connessione delle reti elettriche con la Costa d’Avorio e in Burkina Faso per la costruzione di una strada tra Kaya e Dori in Burkina. Attualmente l’esposizione di questo istituto in Mali, Niger e Burkina Faso è pari a 321 milioni di dollari.

Con le giunte militari le acque sembrano tranquille. Komlan Adjavon, direttore del dipartimento Risk Analysis della BICD, ha spiegato di recente a Jeune Afrique che le conseguenze di un eventuale distacco di questi tre paesi dall’istituto sarebbero trascurabili. Si tratterebbe infatti di un ammanco di capitale di circa 33 milioni di dollari, che verrebbe presto garantito dagli altri azionisti regionali.

Mali, Burkina Faso e Niger fanno parte anche dei quattordici stati membri del Fonds africain de garantie et de coopération économique (FAGACE), istituto con sede a Cotonou, in Benin. Il direttore generale Nguéto Tiraïna Yambaye ha spiegato sempre a Jeune Afrique che dagli stress test effettuati non sono emersi rischi rispetto alle recenti mosse in politica regionale delle tre giunte militari.

Nel complesso, dunque, banche di sviluppo e fondi regionali sembrano non temere particolarmente gli effetti dell’uscita di Mali, Burkina Faso e Niger dalla CEDEAO. Chi rischia di più in questa partita sono proprio questi paesi. Più si allontanano dall’orbita economica in cui hanno sempre gravitato, più rischiano di perdere fonti sicure di prestiti e finanziamenti.

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