I deputati togolesi, col favore delle tenebre, nella notte tra lunedì 25 e martedì 26 marzo, hanno adottato una nuova Costituzione che cambia in regime parlamentare l’attuale regime presidenziale. Il potere di eleggere il presidente della repubblica passa dunque al parlamento. Non ci saranno più elezioni presidenziali in Togo, di conseguenza.
«Senza dibattito», il presidente sarà ormai eletto dai parlamentari riuniti in congresso, «per un mandato unico di sei anni» ‒ come recita il nuovo testo letto all’assemblea nazionale (il parlamento) e validato da 89 sì, uno contro e un’astensione. Per ora non è dato sapere quando il testo entrerà in vigore.
Fino a oggi, il mandato del presidente del Togo, eletto a suffragio universale diretto, era di cinque anni, rinnovabile una sola volta. Il cambiamento di Costituzione ‒ che ha provocato le più sdegnate proteste della classe politica dell’opposizione (non rappresentata in parlamento) e della società civile che subodorano l’intenzione del presidente Faure Gnassingbé di perpetuarsi alla guida del paese – è stato proposto da un gruppo di deputati in maggioranza dell’Unione per la repubblica (UNIR), al potere, e adottato alla quasi unanimità, dato che l’opposizione, che aveva boicottato le ultime legislative, quelle del 2018, per via delle troppe irregolarità, è praticamente inesistente in parlamento.
La nuova Costituzione introduce anche un posto di «presidente del consiglio dei ministri» con «piena autorità e il potere di gestire gli affari del governo e di esserne, quindi, il responsabile». Presidente del consiglio dei ministri è «il capo del partito o dei partiti che formano la colazione di partiti cha ottengono la maggioranza alle legislative. È designato per un mandato di sei anni», secondo il testo. Il presidente della repubblica disporrebbe ormai di poteri simbolici: sarà garante dell’unità nazionale e della continuità dello stato. Non più eletto dal popolo, ma dal parlamento (all’italiana, potremmo dire), non governerebbe più.
Quinta Repubblica?
Il nuovo testo costituzionale fa entrare dunque il Togo nella sua quinta Repubblica. L’ultimo grande cambiamento costituzionale rimonta al 1992 quando, dopo la Conferenza nazionale sovrana, era stata adottata la nuova Costituzione di un paese tornato al multipartitismo. Da notare però che questo testo è votato da un parlamento il cui mandato scadeva a dicembre scorso, e interviene a meno di un mese dalle elezioni legislative previste per il 20 aprile prossimo insieme alle elezioni regionali, alle quali l’opposizione intende partecipare.
Nel 2019, i deputati avevano già rivisto la Costituzione per limitare a due i mandati presidenziali, rimettendo però così a zero l’orologio per il presidente Faure Gnassingbé, al potere dal 2005, quando era succeduto al padre, Eyadéma, che aveva regnato sul Togo con mano di ferro per soli… 38 anni, cioè fino alla morte.
Nel piccolo Togo (che volentieri si considera però “grande nazione”) è il non detto che conta di più. E cioè che il potere vero è ben solido nelle mani dell’esercito composto in stragrande maggioranza da uomini della comunità kabyè del nord, felici di una facciata democratica e civile del governo, che permettono un ritocco a piacimento, ripetuto a scadenze regolari e nel disprezzo totale di un popolo che si era massicciamente portato alle urne per votare la Costituzione (1992) e che ora se la vede sfilare di sotto il naso da parlamentari complici di un potere che di broglio in broglio, intende solo perpetuarsi.