Manca soltanto la firma del presidente João Lourenço per considerare come legge della repubblica angolana la normativa che, a detta del governo, dovrebbe adeguare alla costituzione le disposizioni in materia di sicurezza.
Con 46 articoli e 6 capitoli, il nuovo dispositivo – che sostituisce quello del 2002, firmato dall’allora presidente José Eduardo dos Santos – era stato presentato a gennaio dal ministro di stato e capo della Casa Militare, il generale Francisco Pereira Furtado, al parlamento angolano, mettendo in evidenza elementi che la grande maggioranza degli osservatori nazionali considerano come pericolosi, nefasti e addirittura anti-costituzionali, nonché forieri dell’apertura di un cammino che dall’autoritarismo sta portando al totalitarismo.
Il senso della nuova legge
Le premesse, però, erano di tutt’altro genere. La nuova normativa era stata proposta per raggiungere un obiettivo specifico: garantire la sovranità e la sicurezza nazionale. Una sicurezza i cui contorni erano stati definiti da vari specialisti, evidenziando i rischi che l’Angola stava correndo, senza un’efficace legislazione in materia di difesa nazionale: il primo riguardava la penetrabilità dei propri confini, con l’entrata senza controllo di molti immigrati, una buona parte dei quali ritenuti legati ad attività criminali; il secondo la fuga di informazioni riservate, unita alla produzione interna praticamente inesistente in materia di armamenti militari; e il terzo la scarsa preparazione dei servizi di intelligence militari e civili.
Una visione securitaria, insomma, rispetto alle potenziali minacce esterne e interne che incomberebbero sull’Angola, e verso le quali nuove, severe misure venivano ritenute necessarie.
È stato questo lo spirito che ha animato la nuova legge sulla sicurezza appena approvata. Magari andando anche un po’ oltre… Soltanto per portare alcuni esempi, il n. 2 dell’art. 36 autorizza l’esercito a interrompere e impedire la libera circolazione di persone e mezzi di trasporto in locali potenzialmente suscettibili di turbare l’ordine pubblico, così come di radiocomunicazioni, pubbliche e private, compreso lo sbarramento del segnale telefonico.
La diplomatica formula delle “circostanze eccezionali” e della loro “compatibilità coi principi costituzionali” attenua in modo assai blando il senso di questi provvedimenti, dai più ritenuti come l’istituzionalizzazione dello stato di emergenza o di guerra, incompatibili con quanto disposto dall’art. 58 della Costituzione.
Altro articolo particolarmente contestato è il numero 30. In questo caso, il governo aveva chiarito che quanto previsto in merito alla collaborazione del cittadino con le autorità in materia di sicurezza pubblica avrebbe dovuto essere letto come attivo contributo rispetto alla difesa del paese; per altri, invece, ciò significherà incentivo alla delazione, sfociando in situazioni difficilmente prevedibili e in una sorta di caccia all’untore.
Stesse preoccupazioni riguardano la possibilità, da parte del presidente della repubblica, di sospendere l’accesso a internet per tutta la popolazione, con conseguenze facilmente immaginabili rispetto alla fragile vita democratica angolana.
Una pratica, questa, già sperimentata in un recente passato in modo occasionale, per esempio rispetto al canale TV digitale Camunda News di David Boio, sospeso dal SIC (Servizio di investigazione criminale) per le dure critiche politiche contro il governo, e che adesso si intende istituzionalizzare.
Terzo mandato presidenziale e avvicinamento all’Occidente
Quanto appena descritto riguardo alla nuova legge sulla sicurezza si inserisce in uno scenario politico molto incerto, figlio di elezioni poco trasparenti (le presidenziali del 2022) e di un João Lourenço probabilmente a caccia di un terzo mandato, a dispetto di quanto previsto dalla costituzione, e secondo quanto in parte confermato dal diretto interessato.
La nuova normativa, però, è da inquadrare anche in un’altra dinamica politica nazionale e regionale: João Lourenço in prima persona sta ormai ritagliandosi un ruolo di mediatore e pacificatore di conflitti regionali particolarmente gravi e di complessa soluzione, quale quello fra Congo e Rwanda in primo luogo.
Anche in Mozambico l’Angola ha inviato truppe a sostegno della missione della SADC (Southern Africa Development Community) contro il terrorismo jihadista a Cabo Delgado, nel tentativo di entrare nella governance politico-militare regionale di una crisi fra le più preoccupanti dell’area.
In questa prospettiva, l’Angola ha da tempo strinto relazioni più solide con l’ONU, proprio nell’area della pace e della sicurezza regionali, accreditandosi come paese affidabile anche con gli Stati Uniti in questo ambito strategico, e distanziandosi così dalla Russia.
La nuova normativa sulla sicurezza costituisce quindi una misura che va a braccetto con l’immagine di un’Angola al passo coi tempi in materia di lotta all’instabilità politico-militare, al terrorismo, alle guerre e guerriglie regionali, con buona pace dei livelli di democrazia interni che, al momento, sembrano precipitare verso abissi sempre più profondi.