Una sessantina di soldati degli EFG, le unità militari francesi presenti in Gabon, inizierà presto ad addestrare un terzo battaglione “giungla” delle forze armate della Repubblica democratica del Congo (FARDC). Circa 750 soldati verranno formati, in particolare su come disinnescare gli ordigni esplosivi improvvisati (IED).
I corsi di addestramento si terranno nella provincia del Congo Centrale, situata nella parte più occidentale del Congo, l’unica con accesso all’Oceano Atlantico meridionale confinante a nord con la Repubblica del Congo e con la provincia di Kinshasa, a sud con l’Angola, a nord-ovest con l’exclave angolana di Cabinda e ad est con la provincia di Bandundu.
I primi due battaglioni “giungla” delle FARDC sono operativi dal 2021 e dal 2022. II primo è schierato nella provincia orientale del Nord Kivu e ha il compito di arginare le sortite dei gruppi armati locali. Nelle ultime settimane qui gli scontri si sono concentrati soprattutto attorno alle miniere di Rubaya, dove i ribelli del gruppo M23 controllano i traffici illegali di coltan.
Per mettere in piedi il terzo battaglione “giungla” delle FARDC Parigi ha inviato al momento nella provincia del Congo Centrale una manciata di suoi militari. Il percorso di formazione è supervisionato dalla Direzione francese per la cooperazione in materia di sicurezza e difesa (DCSD) che all’Ecole de Guerre de Kinshasa (EGK), nella capitale, sta formando un quarto gruppo di alti ufficiali delle FARDC.
Nella cabina di regia della cooperazione tra Francia ed Rd Congo siede Themiis, società francese privata specializzata nella formazione nell’ambito della sicurezza e difesa, e dal 2016 coinvolta nella gestione del CHESD, il Collège des Hautes Études de Stratégie et de Défense di Kinshasa.
Peggiora la crisi umanitaria
Il 27 marzo Bintou Keita, rappresentante speciale del segretario generale dell’ONU in Rd Congo e a capo della missione MONUSCO, ha lanciato un nuovo allarme sull’acuirsi della crisi umanitaria nel paese, resa ancora sempre più grave dagli scontri armati nelle provincie di Nord Kivu, Ituri e nel Sud Kivu.
Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari, in Rd Congo più di 7,1 milioni di persone sono state sfollate, 800mila solo negli ultimi tre mesi. Di queste, 5,7 milioni sono concentrate nelle tre province orientali.
L’insicurezza alimentare interessa 23,4 milioni di persone, ovvero un congolese su quattro, facendo della RDC il paese più affamato al mondo. Nel solo mese di gennaio 2024 sono stati denunciati 10.400 casi di violenza di genere.
La situazione nella parte orientale del paese è peggiorata progressivamente dopo le ultime elezioni di fine dicembre scorso che hanno confermato per un secondo mandato il presidente Félix Tshisekedi. Qui l’M23, sostenuto dal Rwanda, ha guadagnato terreno in modo pressoché indisturbato.
Per frenarne l’avanzata sta entrando nel vivo una missione istituita nel dicembre scorso dalla Comunità di sviluppo dell’Africa australe (SADC). Circa 2.900 militari, finanziati in larga parte dal Sudafrica, sosterranno fino al dicembre di quest’anno un’altra missione già dispiegata nell’area, la missione dell’Africa meridionale nella RDC (SAMIDRC), in sostituzione di una forza regionale della Comunità dell’Africa orientale (EAC), il cui intervento dal novembre del 2022 è stato del tutto inefficace.
Nella zona interverrà presto anche l’Unione Africana, come stabilito il 4 marzo dal suo Consiglio di pace e sicurezza. L’Africa si sta dunque attrezzando in vista del completamento della prima fase di ritiro della missione MONUSCO, prevista per il prossimo 30 aprile. Un passaggio di consegne pieno di incognite e rischi.