Il sostegno militare del Rwanda a Cabo Delgado non è gratuito, in cambio Kigali ha chiesto mano libera sui numerosi dissidenti politici che vivono in esilio e come rifugiati in Mozambico. È questa, a detta delle opposizioni politiche e di diversi attivisti e giornalisti, la chiave di lettura più adatta per comprendere il senso dell’accordo per l’estradizione fra i due paesi i che è stato appena ratificato dall’Assemblea nazionale di Maputo.
Nel giugno 2022 Rwanda e Mozambico hanno firmato due accordi: uno per l’assistenza giudiziaria reciproca in materia penale e un altro per l’estradizione di detenuti dei due paesi presenti nelle reciproche carceri. La prima intesa è stata ratificata dall’Assemblea nazionale a fine febbraio mentre la seconda ha ricevuto il via libero definitivo dei deputati ieri, 27 marzo. Il documento è stato ratificato con 168 voti a favore e 42 contrari.
La distribuzione di queste preferenze è chiara: l’intesa è stata approvata dai deputati del partito di maggioranza, il Fronte di Liberazione del Mozambico (Frelimo) che governa il paese dal 1975. Il documento è stato invece bocciato dalle due formazioni di opposizione: la Resistenza Nazionale Mozambicana (Renamo) e il Movimento Democratico del Mozambico (Mdm).
Quanti casi sospetti
Prima di entrare nel merito delle critiche al provvedimento e delle risposte del governo, è utile fornire un po’ di contesto. Il Mozambico è ritenuto tradizionalmente un paese aperto nell’accoglienza dei profughi.
Nel 2012 i rifugiati e i richiedenti asilo che vivevano nel paese erano 14mila. A oggi, stando all’ultimo report dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), sono invece oltre 23mila. Di questi, circa 3.400 sono rwandesi. Si tratta della terza nazionalità più rappresentata dopo quelle di Repubblica democratica del Congo e Burundi.
Negli ultimi anni però, nel paese si sono verificati diversi omicidi di rifugiati o di attivisti rwandesi residenti nel paese. Molti dei tragici episodi sono riportati in un report dell’ong locale Centro per la democrazia e lo sviluppo (Cdd). Fra questi il caso di Revocant Karemangingo, imprenditore e vicepresidente dell’Associazione dei rifugiati rwandesi in Mozambico (Arrm) in esilio in Mozambico dagli anni ’90, ucciso nel settembre 2021 con un colpo di pistola a Matola, grande città nei pressi della capitale Maputo.
Sempre nel 2021, gli attivisti mozambicani hanno anche denunciato la scomparsa del giornalista e rifugiato Ntamuhanga Cassien, pure residente nella provincia della capitale. Cassien, secondo alcune indiscrezioni, sarebbe stato arrestato e poi estradato in Rwanda per sostenere un processo per complicità in atti terroristici.
La lista non termina qui. Esponenti della diaspora rwandese, riporta sempre il Cdd, hanno denunciato l’esistenza di una lista con almeno una ventina di oppositori che il governo rwandese del presidente Paul Kagame punterebbe a riportare in patria.
A colpire sono poi anche le tempistiche. Molti di questi episodi sono avvenuti subito prima o subito dopo il dispiegamento delle truppe rwandesi a sostegno dell’esercito mozambicano a Cabo Delgado, provincia settentrionale ricca di giacimenti di gas naturale e teatro da sette anni di un conflitto fra stato e milizie auto dichiarate affiliate al gruppo Stato islamico.
I soldati di Kigali hanno giocato un ruolo di primo piano nella controffensiva che ha riportato sotto il controllo dello stato buona parte delle città che erano passate sotto i miliziani.
Oppositori in cambio di aiuto militare
Alla luce dei fatti descritti è forse più facile comprendere lo sdegno che ha causato la ratifica dell’accordo con Kigali. Secondo il deputato del Mdm Silvério Ronguane, il governo di Maputo usa gli esuli rwandesi come controparte nell’accordo per il sostegno militare a Cabo Delgado.
Il parlamentare di Renamo Arnaldo Chalaua tocca un altro nodo politico: «Abbiamo votato contro la ratifica perché la nostra Costituzione non autorizza l’estradizione per scopi politici – ha affermato -. Sappiamo tutti che Kagame perseguita e uccide i suoi concittadini. Non possiamo farci complici di atti del genere». Le rimostranze delle opposizioni sono legittime anche a detta dell’ordine degli avvocati mozambicani, che ha promesso di monitorare l’implementazione dell’accordo.
Dubbi e critiche che diventano timori molto concreti per i rwandesi che vivono in Mozambico. Intervistato dall’emittente tedesca Deutsche Welle, Cleophas Habiyareme, presidente dell’Arrm, ha affermato che la comunità «si sente minacciata perché il Rwanda potrebbe ora inserire gli oppositori nelle liste delle persone da estradare». L’attivista ha quindi esortato anche l’UNHCR a vigilare su quanto potrebbe avvenire nel paese.
L’ong Cdd si è sempre dimostrata critica dell’intesa con Kigali. A detta degli attivisti poi, nella carceri rwandesi non c’è neanche un detenuto mozambicano. Un dato questo, che dimostrerebbe da solo l’unilateralità e la vocazione politica dell’accordo. Secondo il gruppo della società civile inoltre, il governo del presidente Filipe Nyusi sta cedendo la sovranità del paese in cambio del sostengo a Cabo Delgado.
Kigali, Mozambico
Della stessa idea anche l’avvocato e giornalista rwandese Prudence Nsengumukiza, che vive in esilio in Belgio. «Il governo rwandese – ha detto il cronista a Nigrizia – ha utilizzato il suo intervento militare a Cabo Delgado per fare pressione sul governo mozambicano, nonostante il Mozambico fosse consapevole delle attività repressive del Rwanda all’interno dei suoi confini. Tuttavia – conclude l’esperto – Maputo si sente obbligato a firmare questo accordo per evitare di perdere il sostegno militare di Kigali».
Dal canto suo, il governo di Frelimo rifugge ogni critica, pur ammettendo che in Mozambico si sono verificati omicidi di cittadini rwandesi. Secondo la ministra della giustizia, Helena Kida, il patto con Kigali punta a far sì che il Mozambico non diventi «un rifugio per persone disoneste coinvolte nella commissione di crimini in un paese o nell’altro».