«Si invitano tutti i media (radio, televisione, giornali cartacei e online) a cessare ogni diffusione e pubblicazione delle attività dei partiti politici e delle attività a carattere politico delle associazioni.» Invito non da poco quello contenuto nel comunicato di oggi pomeriggio, rivolto all’Alta autorità della comunicazione (HAC), l’organo che regola l’attività dei media nel paese.
È una misura che arriva il giorno dopo un altro provvedimento simile. Ieri, il portavoce del governo, il colonnello Abdoulaye Maiga aveva letto in conferenza stampa il decreto firmato dalla giunta militare con cui annunciava che «le attività dei partiti politici e le attività a carattere politico delle associazioni su tutto il territorio nazionale sono sospese fino a nuovo avviso, per motivi di ordine pubblico.»
La motivazione ufficiale dei provvedimenti ha a che fare con la minaccia terroristica che perdura nonostante la ripresa della città di Kidal, avvenuta nel novembre scorso, dalle mani degli ribelli tuareg. In uno scenario del genere, la classe politica maliana continua ad avere «dibattiti sterili» e forieri di «sovversione», sempre secondo le parole di Maiga.
Il riferimento implicito è alle voci di protesta che si sono levate dal 26 marzo scorso, data che in teoria doveva segnare la fine dei tre anni di transizione militare dell’attuale giunta. Quest’ultima ha semplicemente ignorato la scadenza. A protestare erano stati chi riscontrava una mancanza di legittimità formale, e chi chiedeva di fissare una data per il ritorno del potere ai civili.